Operazione “Dirty Slot” sul gioco d’azzardo. Riesame conferma il carcere per i due imprenditori arrestati

Rigettato il ricorso anche per altre sei persone. Confermati gli arresti domiciliari e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Il Tribunale del Riesame conferma il carcere per i due fratelli imprenditori, considerati a capo della presunta consorteria criminale, egemone nel territorio di Galatina, dedita al ricorso a metodi intimidatori per imporre il monopolio nel gioco dazzardo.

Il collegio (Presidente Carlo Cazzella, relatore Antonio Gatto, a latere Anna Paola Capano) ha rigettato il ricorso della difesa che chiedeva l’annullamento della misura per Alberto Marra, 51 anni e Massimiliano Marra, 49enne, entrambi galatinesi. Per il primo è stato annullato un capo d’imputazione relativo ad un episodio di presunta estorsione.

Conferma della misura anche per: Luigi Marra, 79 anni, padre dei due imprenditori che si occupava della cassa di una società e Pamela Sabina Giannico, 46 anni di Galatina addetta al settore amministrativo e contabile, entrambi ai domiciliari. Non poiché è stato rigettato il ricorso anche per Andrea Bardoscia 39 anni di Galatina, Stefano Greco 33 anni di Aradeo, Maurizio Zilli 37 anni di Galatina, sottoposti ad obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Le indagini

Linchiesta “Dirty Slot”, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e condotta dalle Fiamme Gialle salentine, ha portato nei giorni scorsi a sette arresti ed al sequestro preventivo di beni per un valore di oltre 7 milioni di euro.

Le ipotesi di reato contestate sono quelle di associazione per delinquere di tipo mafioso, frode informatica, esercizio abusivo di giochi e scommesse.

Gli interrogatori

Successivamente si sono svolti gli interrogatori di garanzia, dinanzi al gip Edoardo D’Ambrosio, delle persone coinvolte nel blitz.

Solo Alberto Marra ha fornito la propria versione dei fatti, in circa unora e mezzo di ascolto, respingendo gli addebiti. In particolare, ha respinto laccusa relativa al metodo mafioso, utilizzato secondo la Procura per dirimere le controversie. Tutti gli altri si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

Gli arrestati e alcuni indagati sono assistiti dagli avvocati: Donato Sabetta, Francesco Vergine, Massimo Manfreda, Dimitry Conte, Stefano Prontera, Fabio Pellegrino, Giuseppe Romano.



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