Operazione Tornado: il boss Giuseppe Amato rimane in carcere

Il Tribunale del Riesame ha rigettato la richiesta di annullamento dell’ordinanza di misura cautelare per il 63enne di Scorrano

Rimane in carcere il boss Giuseppe Amato, conosciuto come ‘Padreterno’, arrestato nel corso dell’Operazione «Tornado» che ha fatto luce sugli ‘affari’ di un’associazione criminale emergente, specializzata nel traffico di sostanze stupefacenti.

Il Tribunale del Riesame (Presidente Silvio Piccinno, relatore Antonio Gatto, a latere Pia Verderosa) ha rigettato la richiesta di annullamento dell’ordinanza di misura cautelare per il 63enne di Scorrano. Secondo gli inquirenti, Giuseppe Amato era a capo del clan sgominato con ben 30 arresti.

Il suo è un nome balzato spesso agli onori della cronaca locale, poiché ritenuto un personaggio di spicco della Sacra Corona Unita, legato al Clan Tornese di Monteroni grazie alla sua ‘rapporto’ con Corrado Cucurachi detto “Giaguaro”.

Se Giuseppe Amato era il deux ex machina del sodalizio criminale, a gestire gli affari erano i suoi ragazzi, tutti giovanissimi. Erano ‘diretti’ dal figlio Francesco, detto “Checco”, 28enne di Scorrano, suo braccio destro “armato”. Il giovane, tra le altre cose, aveva il compito di organizzare le spedizioni punitive contro chi minacciava il loro dominio. Come quella verso Simone Paiano, intenzionato a prendersi la piazza di Maglie. Lo scontro tra le due fazioni si sarebbe poi concluso con l’omicidio di Mattia Capocelli, ucciso dal 25enne con un colpo di pistola alla gola, sparato a bruciapelo. Francesco Amato, assistito dagli avvocati Vincenzo Blandolino e Ladislao Massari, ha rinunciato al ricorso presso il “Tribunale della libertà”.

Il Riesame ha poi confermato la misura del carcere per Andrea Marsella, 27 anni, di Maglie, detto “Bandera”, accusato di concorso in associazione mafiosa. È difeso dai legali Roberta Cofano e Gaetano Stea. Secondo l’accusa, il giovane eseguiva assieme agli altri sodali, le disposizioni date dai vertici per l’acquisto e distribuzione della sostanza stupefacente. Non solo, poiché partecipava nell’attività di reperimento e occultamento delle armi, portando a compimento le singole azioni intimidatorie.

Rimane agli arresti domiciliari, l’imprenditore Franco Frisari Tamborino, 39 anni, di Maglie, dopo il pronunciamento del Riesame. Avrebbe illegalmente detenuto, nel frantoio di sua proprietà, diverse armi nascoste all’interno di una cassapanca. Inoltre, ritiene la Procura, avrebbe ceduto ai due Amato, un quantitativo di droga per il valore di circa 4.500 euro. L’indagato è assistito dall’avvocato Luigi Corvaglia.

Il Riesame ha confermato i domiciliari per Marco De Vitis, 43 anni, di Supersano. In base all’accusa, cedeva ai vertici del sodalizio, circa due chili e mezzo di marijuana. De Vitis è difeso dall’avvocato Silvio Caroli.

L’inchiesta

È accusato di concorso esterno in associazione mafiosa il sindaco di Scorrano, Guido Nicola Stefanelli. C’è anche il suo nome nell’ordinanza di oltre 150 pagine a firma del Gip Sergio Tosi.
Come ricostruito dai Carabinieri – grazie alle intercettazioni telefoniche e ambientali – Stefanelli, in cambio di una mano alle elezioni alle quali era interessato, avrebbe fatto alcune ‘promesse’ al clan, tra cui la gestione del parco comunale ‘La Favorita’ con annesso chiosco bar e dei parcheggi a pagamento.

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