Dalle minacce ai genitori del pentito Gioele Greco alla scoperta di un’associazione di stampo mafioso: 16 arresti

Capi-maglia, luogotenenti e pusher: scoperta un’associazione di stampo mafioso che controllava il traffico e lo spaccio di droga nel capoluogo barocco.

Dare un volto e un nome agli autori di pericolose minacce ai genitori del pentito Gioele Greco. Era questo, inizialmente, l’obiettivo degli investigatori, intenzionati a fare luce sulle intimidazioni che avevano colpito i familiari del collaboratore di giustizia. Le indagini però hanno permesso di scoprire qualcosa di più grande: un gruppo criminale che, in nome del business e animato dallo spirito di “collaborazione”, era riuscito a controllare il capoluogo barocco.

Nel traffico e nello spaccio di sostanze stupefacenti non avevano rivali, forti del nome presente sul biglietto da visita e dello spessore criminale del loro curriculum. Capi del sodalizio, infatti, sono i fratelli Massimiliano e Gianfranco Elia e Cristian Cito, referenti dei clan mafiosi di Pasquale Briganti e Cristian Pepe.

Approfittando del fatto che i rispettivi capi della Sacra Corona Unita fossero rinchiusi in cella, il gruppo aveva raggiunto una certa autonomia, grazie anche all’organizzazione interna e ai rapporti con personaggi finiti spesso agli onori della cronaca locale come Saulle Politi e Antonio Balloi. I due, in più occasioni, non hanno esitato a fare da intermediari alla vendita di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti.

E di droga ne circolava di ogni tipo (marijuana, cocaina, hashish e eroina) e in gran quantità. “A fiumi” come ha sottolineato il questore di Lecce, Leopoldo Laricchia, nel corso della conferenza stampa voluta per illustrare i dettagli dell’operazione.  Un’intercettazione della Polizia  “Mi ha detto ‘non ti preoccupare…ti diamo quello che vuoi… ho pure gli ovuli” rende bene l’idea di quello che erano capaci di far circolare.

L’associazione

Il racconto, a tratti dettagliato, dei due pentiti ha permesso agli uomini in divisa di ricostruire i ruoli all’interno del clan e la trama di rapporti costruita rispettando un tacito patto di non belligeranza. L’associazione aveva una organizzazione ben precisa. C’erano i cosiddetti «Capi-maglia», coloro che avevano il compito di trattare i dettagli “formali” dei chili di droga da comprare: dove acquistarla e da chi, ad esempio. C’erano i luogotenenti, gli scagnozzi,  che si occupavano personalmente di andare a prendere gli stupefacenti e nasconderli in luoghi sicuri. Completano la piramide i pusher –  una fitta rete di spacciatori fidati che avevano il compito di piazzare la droga a Lecce e non solo – che venivano giudicati per la loro efficienza come dimostrano alcune intercettazioni in cui si parla di gente che sapeva “spolverare” meglio di altri.

La parola d’ordine è “collaborazione”: la domanda di stupefacenti è talmente ampia che è controproducente farsi la guerra se le piazze possono essere spartite senza perdite. Centinaia, infatti, gli episodi di spaccio di ingenti quantitativi di droga ricostruiti in un anno di indagini.

«Solitamente – ha dichiarato il Questore Laricchia – se uno entra in un territorio che è zona di pascolo di un altro clan va incontro a problemi seri, ma il mercato è così ampio e remunerativo che è impossibile non trovare un accordo». Il sostegno e l’aiuto vengono meno se si parla di pagamenti. 

Da Capo maglia a pentito

Quanto ricostruito durante le indagini è stato confermato dalle dichiarazioni di un ‘nuovo’ collaboratore di giustizia, tal Angelo Corrado, un capo-maglia che ha deciso di “parlare” quando i debiti che aveva contratto durante l’attività criminale erano diventati talmente ingenti che era impossibile onorarli (la droga, infatti, viene ceduta in conto vendita).

Il blitz

Da qui, l’operazione “Le Vele”, come le palazzine della zona 167, scattato nelle prime ore di questa mattina. In campo i poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Lecce, in collaborazione con i colleghi della Squadra Mobile di Ravenna, dei Reparti Prevenzione Crimine di Lecce, Potenza e Pescara e del Reparto Volo di Bari, che hanno dato esecuzione a 16 misure coercitive emesse dal GIP di Lecce su richiesta della locale D.D.A. a carico di altrettanti soggetti. Complessivamente, invece, sono 49 gli indagati.

I nomi degli arrestati

Per 16 persone si sono aperte, questa mattina, le porte del Carcere di Lecce. Le accuse da cui dovranno difendersi (a vario titolo) sono associazione a delinquere di stampo mafioso e traffico e spaccio di sostanze stupefacenti.

Cristian Cito, 29enne di Lecce; Massimiliano Elia, 42enne di Lecce; Gianfranco Elia, 46enne di Lecce; Giampiero Alula, 40enne di San Pietro Vernotico; Antonio Balloi, 71enne originario di Nuoro; Cesario Filippo, 40enne nativo di San Pietro Vernotico; Luca Pacentrilli, 29enne di Lecce; Antonio Restia, 53enne di Lecce; Oronzo Russo, 31enne di Lecce; Andrea Bisconti, 37enne di Lecce;  Danilo De Tommasi, 29enne di Lecce; Rodolfo Franco, 61enne di San Cesario di Lecce; Andrea Podo, 23enne di Lecce; Diego Podo, 33enne di Lecce; Saulle Politi, 45enne di nato Monteroni di Lecce (fra i nomi di spicco, già coinvolto in altre, importanti operazioni); Gabriele Tarantino, 39enne nativo di Campi Salentina.

 



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