Palpeggiamenti nelle parti intime ad un’alunna dal suo professore? Il giudice dispone una nuova perizia tecnica

E’ stato aggiornato al 22 dicembre il processo a carico di un insegnante di San Cesario, accusato di palpeggiamenti nelle parti intime ad un’alunna di 12 anni. I genitori si sono costituiti parte civile.

Il gup Vincenzo Brancato ha disposto nuovi accertamenti tecnici e nella prossima udienza verrà conferito l'incarico al consulente. . Accolta, dunque, la tesi difensiva dell'avvocato Mario Ingrosso. Già in precedenza, il giudice aveva "recepito" l'istanza del legale di rito abbreviato " condizionato" alla trascrizione audio della registrazione in cui la ragazza riferirebbe agli inquirenti gli abusi subiti. Naturalmente, la difesa ritiene inattendibili le dichiarazioni della giovane alunna. L'imputato ha sempre respinto le accuse, ritenendole frutto della fantasia di un'adolescente.
 
In mattinata, si è tenuta ad ogni modo, la discussione del processo. il pubblico ministero Roberta Licci ha invocato una condanna a 5 anni ed 8 mesi per il 62 enne di San Cesario, con le accuse di violenza sessuale aggravata e maltrattamenti verso fanciulli.
 
Alla luce della nuova istanza presentata dalla difesa, bisognerà però attendere che il consulente nominato dal gip depositi la relazione e solo in seguito si terrà nuovamente la discussione delle parti.
 
L'inchiesta, prese avvio dalla denuncia dei genitori della vittima. Vennero eseguiti gli opportuni accertamenti dagli uomini della Squadra Mobile di Lecce e disposto l'incidente probatorio, nel corso del quale la ragazza confermò le molestie subite. L'esito dello stesso fu ritenuto attendibile dalla Procura, grazie alla relazione redatta dalla psicologa che seguì la giovane durante l'ascolto protetto in aula.
 
Dalle indagini emerse che fino al gennaio del 2014, il professore avrebbe molestato sessualmente l'alunna tra i corridoi o nella biblioteca di una scuola di San Cesario. Gli abusi sarebbero consistiti in palpeggiamenti al seno, alle natiche e nelle parti intime. Inoltre – sempre secondo l’accusa – l'insegnante avrebbe messo in ridicolo la dodicenne innanzi ai suoi compagni di classe.
 
L'uomo, facendo riferimento alla giovane alunna avrebbe proferito frasi del tipo "A quando una botta e via" e "tu mi provochi" ("accusandola" di vestirsi in maniera troppo succinta), oppure esprimendosi favorevolmente sulla "legalizzazione" delle baby squillo.
 
Questa sfilza di comportamenti equivoci avrebbe contribuito a creare una fama poco lusinghiera tra i suoi coetanei che la definivano una "prostituta" ed una che "la dava" al professore.  Naturalmente la ragazza, che all'epoca aveva soltanto dodici anni, viveva con disagio questa situazione ed era spesso soggetta a crisi d'ansia e attacchi di panico.
 
I genitori si sono costituiti parte civile con l'avvocato Anna Grazia Maraschio. 



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