Pastore albanese colpito a morte da un proiettile. Il generale Garofano ascoltato come consulente della difesa

Luciano Garofano e il professore Martino Farneti, esperto in balistica forense, hanno sostenuto in aula che non si trattò di omicidio volontario e i colpi di carabina furono sparati da una persona in macchina

Sono stati ascoltati, questa mattina in aula, lex comandante dei Ris, Luciano Garofano e il professore Martino Farneti, esperto in balistica forense (entrambi in qualità di consulenti della difesa), nel corso del processo sulla morte del giovane pastore albanese, il 24enne Qamil Hyraj. Essi hanno sostenuto che non si trattò di omicidio volontario e che i colpi di carabina furono sparati da una persona in macchina. Sul banco degli imputati compare Giuseppe Roi, 41enne di Porto Cesareo, datore di lavoro del giovane pastore ed accusato di omicidio volontario con dolo eventuale.

L’ascolto dei due specialisti è avvenuto dinanzi ai giudici della Corte dAssise (presidente Pietro Baffa, a latere Maria Francesca Mariano e giudici popolari).

Garofano e Farneti, analizzando una serie di diapositive proiettate in aula, relative alla scena del delitto ed ai reperti balistici, hanno risposto alle domande del presidente della Corte d’Assise e degli avvocati delle parti. I due consulenti hanno sottolineato come l’intento dello sparatore (non era Giuseppe Roi) fosse quello di colpire il frigorifero, come dimostrano le traiettorie dei colpi esplosi. Inoltre, la vegetazione presente all’interno del giardino, “offriva ampie garanzie di sicurezza, non potendosi immaginare che un secondo colpo potesse oltrepassare la fitta maglia rappresentata dalla vegetazione esistente all’epoca dei fatti”.

Nella prossima udienza del 24 marzo è prevista la requisitoria del pubblico ministero Carmen Ruggiero e inizieranno le arringhe difensive degli avvocati. Invece, la sentenza della Corte d’Assise è prevista per il 19 aprile.

Invece, nei mesi scorsi si è svolta unudienza insolita nelle campagne tra Torre Lapillo e Torre Castiglione. Una “trasferta” per i giudici della Corte dAssise che hanno celebrato il processo proprio sul luogo del delitto.

Ricordiamo che nei mesi precedenti, si era tenuta una nuova udienza preliminare. Il giudice aveva rinviato a giudizio Giuseppe Roi. Dunque era stata accolta la richiesta del pm Carmen Ruggiero che ha ribadito la richiesta (già formulata in aula nel corso del primo dibattimento) di riqualificazione del reato di omicidio colposo in omicidio volontario con dolo eventuale.

I familiari della vittima, il 24enne Qamil Hyraj, assistiti dagli avvocati Ladislao Massari e Uljana Gazidede, si sono costituiti parte civile. Giuseppe Roi è difeso dagli avvocati Francesca Conte e Giuseppe Romano.

Occorre ricordare che nellimmediatezza dei fatti, il pm contestò a Giuseppe Roi il reato di omicidio volontario. Il collegio difensivo si oppose fin da subito, facendo riferimento agli esiti degli accertamenti balistici degli specialisti e chiese la riqualificazione del reato in omicidio colposo. Listanza venne accolta dai giudici del Riesame e poi dal pm Giuseppe Capoccia (inizialmente titolare dellinchiesta) ed infine dal gup al termine delludienza preliminare. In seguito, però, nel corso del dibattimento, il pm Ruggiero ritenne di ribadire laccusa di omicidio volontario.

E in seguito si celebrò una nuova udienza preliminare, davanti al gup Edoardo DAmbrosio che rinviò a giudizio Giuseppe Roi per il reato di omicidio volontario con dolo eventuale. Ricordiamo che, il 6 aprile del 2015, nelle campagne fra Torre Lapillo e Torre Castiglione, fu ritrovato il cadavere di un giovane pastore albanese, Qamil Hyraj. Il 24enne era stato ‘freddato da un colpo di arma da fuoco sparato ad altezza d’uomo. Sette mesi dopo, venne il suo datore di lavoro e amico, Giuseppe Roi, proprietario di unazienda ovicola che venne accusato di avere sparato due colpi di pistola ad altezza d’uomo, uno dei quali si rivelò fatale. Il primo colpo come rivelato dai rilievi balistici effettuati avrebbe trapassato lelettrodomestico da parte a parte richiamando “lattenzione” di Hyraj che, in quel momento, stava guardando il gregge. Il ragazzo si sarebbe voltato ed è lì che sarebbe stato raggiunto da un secondo colpo.

Determinante è stata la testimonianza di un altro pastore che avrebbe raccontato ai militari dellabitudine di Giuseppe Roi di sparare contro bersagli a caso, come un bidone bianco sparito, ma di cui è stata trovata traccia allinterno della masseria.