Quando fu scoperta pochi mesi fa in molti si precipitarono a far suonare le sirene d’allarme. Qualcuno, invece, comprese subito che la variante ‘sudafricana’ non sarebbe stata come le altre, ma avrebbe avuto un ruolo strategico nel condizionare la diffusione del virus.
Verificata la supercontagiosità della mutazione denominata omicron si è visto che la sua azione era incontenibile (altro che mascherine o distanziamenti sociali, incapaci di arginare omicron), ma anche meno devastante in termini sanitari.
Con una popolazione italiana quasi interamente coperta dai vaccini le conseguenze del contagio erano non solo sostenibili, ma addirittura irrilevanti e verificabili solo attraverso il tampone, tanto da farci passare dal tempo delle polmoniti a quello delle tamponiti, per così dire.
In più la variante omicron, capace di sostituirsi in breve tempo alla feroce delta, ha reso un servizio fondamentale al sistema sanitario, che avendone previsto l’evoluzione ha gestito la situazione con maggiore serenità, in attesa di far passare un vento forte, ma certamente non di tempesta.
E infatti ospedali e terapie intensive, se pur messi alla prova, negli ultimi due mesi non hanno mai alzato bandiera bianca in nessuna regione italiana. E questa volta le colorazioni delle regioni sono apparse come un esercizio di scuola più che provvedimenti di seria efficacia.
Infine, ci sono gli aspetti clinici. Omicron cambiando i codici d’ingresso della proteina spike ha prodotto un salto di piano a livello recettivo, così che i recettori sensibili sono diventati quelli delle alte vie respiratorie che però non generano malattia grave. Recettori di cui sono maggiormente provvisti i bambini, ed ecco che Covid si è trasformata in una malattia pediatrica, affrontata con successo e senza troppe preoccupazioni dal 99% della platea interessata.
Ma perché la quarta ondata non è stata uno tsunami? Semplice la risposta: ad una più veloce contagiosità corrisponde una maggiore velocità di guarigione, ma soprattutto entra in campo un termine nuovo, che usiamo per la prima volta noi, e cioè la sincronia. Si ammalano tutti subito, tutti insieme, e guariscono tutti insieme. Oggi è il ventesimo giorno consecutivo che la curva dei contagi è in discesa, e questo dato ha un significato enorme.
Sul numero dei morti non abbiamo elementi di discussione se non quello relativo alla necessità, da oggi e per sempre, di conteggiare meglio i decessi, escludendo chi è giunto alla morte per malattie pregresse e ben più cattive della covid-19.
