Sigilli ai pontili del porto di Otranto: sei persone indagate. C’è anche il Sindaco

Il sequestro preventivo è stato eseguito dagli uomini della capitaneria di porto. Gli indagati rispondono di occupazione abusiva del demanio marittimo.

Scattano i sigilli ai pontili del porto di Otranto. Il sequestro preventivo è stato eseguito, in queste ore, dagli uomini della capitaneria di porto su richiesta del sostituto procuratore Giovanni Gallone, come disposto dal gip Sergio Tosi, attraverso apposito decreto.

Inoltre, è stato disposto “l’affidamento in giudiziale custodia al sindaco pro tempore del Comune di Otranto”.

Sono sei le persone indagate. Si tratta di: Pierpaolo Cariddi, 54 anni di Otranto, in qualità di Sindaco di Otranto; Emanuele Maria Maggiulli, 53 anni di Muro Leccese, responsabile a far data dall’1.8.12 dell’area tecnica del Comune di Otranto e dei servizi “urbanistica, pianificazione territoriale, edilizia privata, lavori pubblici, demanio e patrimonio”; Michele Tenore, 46enne di Otranto; Domenica De Donno, 52enne di Otranto; Cristina De Benedetto 30 anni di Otranto e ​Lorenzo Emanuele Bello, 32enne di Otranto, tutti componenti della Giunta e firmatari di varie delibere.

Rispondono dell’accusa di occupazione abusiva del demanio marittimo.

Le accuse

In particolare, ritiene la Procura, i sei indagati occupavano arbitrariamente l’area demaniale marittima prospiciente il “bastione dei Pelasgi”, detta, “Aia delle fabbriche”, di complessivi mq. 34.874,56.

L’area risultava assoggettata a vincolo paesaggistico e il Comune di Otranto ne aveva la disponibilità in forza dapprima di un “verbale di consegna di pertinenza di demanio pubblico marittimo ad altre amministrazioni dello Stato” rilasciato dal Compartimento Marittimo di Gallipoli in data 19.1.11 e successivamente del “Nulla osta all’anticipata occupazione” espresso dal Compartimento Marittimo di Gallipoli in data 21.7.16.

​In particolare, sostiene il pm, nonostante le diffide ricevute dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Brindisi, Lecce e Taranto, dall’Ufficio Circondario Marittimo di Otranto e dall’Avvocatura Generale dello Stato di Roma, il Maggiulli anche sulla scorta delle predette Delibere di Giunta Comunale, ometteva di predisporre lo smontaggio, alla scadenza della stagione estiva e della durata massima di sei mesi, dei pontili galleggianti e delle sistemazioni della aree a terra, così violando la prescrizione posta dall’autorizzazione paesaggistica.

E poi, gli indagati non ottemperavano all’ordine di smontaggio dei pontili e impartito dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Brindisi, Lecce e Taranto.

Il decreto del gip

Sostiene il gip Tosi, nel decreto di sequestro preventivo, che “la mancata rimozione, alla scadenza del termine previsto nell’autorizzazione, di un manufatto di cui era stata consentita l’installazione per soddisfare esigenze stagionali, determina la configurabilità del reato…essendo venuta meno la ragione della sua realizzazione in assenza di titolo abilitativo”.

Non solo, “poiché l’occupazione della porzione di bene demaniale, sulla quale era stata autorizzata l’installazione dei pontili galleggianti, è divenuta arbitraria dalla scadenza del termine previsto nei menzionati provvedimenti amministrativi”.

Infine, conclude il gip Tosi, “il mantenimento delle strutture in oggetto oltre il termine stagionale ne consente un più che probabile uso annuale che implica una nuova domanda di servizi ed infrastrutture, destinata ad aggravare il carico urbanistico, ed a compromettere ulteriormente il contesto paesaggistico tutelato, in quanto il rischio di offesa al territorio ed all’equilibrio ambientale, perdura in stretta connessione con l’utilizzazione delle strutture medesime”.

Il Consiglio di Stato

Ricordiamo che, nei mesi scorsi, sulla vicenda dei pontili galleggianti si era espresso il Consiglio di Stato, stabilendo il mantenimento per sei mesi all’anno. Si affermava che le autorizzazioni richieste per quel progetto erano stagionali e prevedevano che, al termine della stagione estiva, l’infrastruttura dovesse essere smontata, per poi essere rimontata solo nella primavera successiva.

L’amministrazione comunale ha anche presentato un nuovo progetto, che comporta il mantenimento della struttura. La Soprintendenza però insiste perché vengano rimosse le opere.