
Si sono conclusi, nel pomeriggio di oggi, gli interrogatori preventivi delle 11 persone per le quali la Procura ha chiesto la misura cautelare, nella maxi inchiesta, tra Bari e Lecce, in cui compare il politico salentino Alessandro Delli Noci, dimessosi ieri, dalla carica di assessore alle Attività Produttive della Regione Puglia e di consigliere regionale. Oggi sono stati ascoltati dal gip Angelo Zizzari, tre indagati per i quali i pm hanno chiesto la misura interdittiva. Si tratta del professionista Luciano Ancora, 64 anni, di Galatina, difeso dall’avvocato Francesco Galluccio Mezio, che ha risposto alle domande del giudice, chiarendo la propria posizione. Per il 64enne, ormai in pensione, il pm ha chiesto di non applicare la misura per mancanza di attualità delle esigenze cautelari. Giovanni Rapanà, 64 anni, leccese (avvocato Amilcare Tana), si è avvalso della facoltà di non rispondere, nella serata di ieri, depositando una memoria difensiva.
Entrambi, secondo l’accusa, si sarebbero occupati di pratiche di riciclaggio ed auto riciclaggio. Sempre oggi, oltre ad Ancora, era fissato l’interrogatorio per gli imprenditori Michele Barba, 49 anni, di Gallipoli e Corrado Congedo, 62 anni, anch’egli leccese, considerati dalla Procura dei “prestanome”. Entrambi, difesi dall’avvocato Francesco Cavallo, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
Tra gli interrogatori di ieri, va segnalato quello di Delli Noci, che dopo aver iniziato a rispondere alle domande del gip, si è avvalso della facoltà di non rispondere. E poi, quelli degli imprenditori Alfredo Barone e Marino Congedo che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, ma hanno presentato una memoria difensiva. E ancora, è stata sentita Italia Santoro, la segretaria di Barone che si è limitata a rilasciare spontanee dichiarazioni.
Invece l’imprenditore Maurizio Laforgia, ha risposto alle domande del gip, chiarendo la propria posizione e respingendo gli addebiti. Stesso discorso per Angelo Mazzotta, responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Lecce.
Per tutti, ad eccezione, dell’imprenditore Alfredo Barone, i pm Alessandro Prontera e Massimiliano Carducci hanno chiesto la misura cautelare dei domiciliari.
Gli indagati rispondono a vario titolo delle accuse di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, turbativa e frode di finanziamenti pubblici legati ai Programmi Integrati di Agevolazione (PIA), destinati a supportare gli investimenti delle PMI. Secondo la Procura, tra gli obiettivi dell’associazione, vi erano il consolidamento e l’incremento del potere economico imprenditoriale nell’ambito dell’edilizia residenziale ed il condizionamento dell’azione amministrativa dei comuni di Lecce, Surbo e Gallipoli e della Regione Puglia.
Tra gli indagati compare anche Nicola Capone, 68 anni, di Lecce, responsabile, all’epoca dei fatti, dell’ufficio permessi di costruire del Comune di Lecce (sono stati chiesti i domiciliari). Anche nel suo caso, considerando il pensionamento, il pm ha chiesto di non applicare la misura.