Morte di un madonnaro dopo una colluttazione. 24enne condannato a 6 anni di reclusione in appello

I giudici hanno ridotto la pena che era stata inflitta in primo grado, poiché i reati sono stati riqualificati. I giudici hanno dunque accolto la tesi difensiva del legale

Si conclude con una riduzione della pena, il processo nei confronti del giovane senegalese accusato della morte del madonnaro Leonardo Vitale.

La sentenza è stata emessa oggi dalla Corte d’assise d’appello di Lecce (presidente Ettore Nesti) , presso l’aula bunker del carcere di Borgo San Nicola.

I giudici, al termine del processo, hanno inflitto la pena complessiva di 6 anni di reclusione e 1.000 euro di multa. La Corte ha riqualificato il reato di omicidio preterintenzionale in morte come conseguenza di altro reato, infliggendo 2 anni.  L’imputato è stato condannato anche per furto con strappo, dopo la riqualificazione del reato di rapina.

I giudici hanno dunque accolto la tesi difensiva dell’avvocato Alessandro Stomeo, difensore dell’imputato.

La difesa potrà comunque presentare ricorso in Cassazione appena verranno depositate le motivazioni della sentenza (entro 90 giorni). I giudici, inoltre, pur riducendo l’ammontare della somma, hanno confermato la condanna al risarcimento del danno in favore del fratello della vittima, che si era costituito parte civile con l’avvocato Raffaele Pesce.

Va detto che in primo grado, il 25enne Mamadou Lamin, originario del Senegal, venne condannato a 9 anni con il rito abbreviato (consente lo sconto di pena di un terzo). La sentenza venne emessa, nel gennaio scorso, dal gup Marcello Rizzo.

In una precedente udienza, il procuratore generale Antonio Maruccia, al termine della requisitoria, aveva chiesto la conferma della condanna inflitta al termine del processo di primo grado.

In base a quanto emerso durante le indagini, coordinate dal pubblico ministero Giorgia Villa, il 25enne avrebbe trascinato Vitale per diversi metri e lo avrebbe ripetutamente strattonato, facendolo cadere per terra, privo di sensi. L’autopsia eseguita dal medico legale Alberto Tortorella ha evidenziato la presenza di una ferita lacero contusa nella parte posteriore della testa e un vasto ematoma sullo zigomo sinistro.

I fatti risalgono alla notte del 4 ottobre del 2021 e si sono verificati a Lecce in viale Oronzo Quarta, angolo via Don Bosco (nei pressi della stazione ferroviaria). A seguito di una segnalazione, i poliziotti dell’ufficio volanti, giunti sul posto, hanno ritrovato un uomo in stato di incoscienza, riverso sul marciapiede. Si trattava dell’artista di strada, Leonardo Vitale. Dopo il trasporto al “Vito Fazzi” è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico, ma è deceduto, a causa di sopraggiunte complicazioni, l’11 ottobre.

Nelle denunce rese dal figlio della vittima, si è appreso che l’artista girava con un carrellino, contenente gessetti e colori che non sono stati ritrovati. Grazie alle telecamere di videosorveglianza, sono stati ricostruiti i fatti. Lamin aveva “adocchiato” Vitale nei pressi di un kebabbaro in centro e lo aveva seguito fino alla zona della stazione, quando lo avrebbe aggredito con l’intento di portargli via il carrellino. Successivamente, è stato immortalato nei pressi di un condominio da dove è uscito, con una bicicletta rubata. E vicino al muro di cinta, i poliziotti hanno trovato una borsa con l’attrezzatura dell’artista, anche se mancava il sacchetto con le monete.

Ed il 14 ottobre del 2021 gli agenti della squadra mobile hanno sottoposto Mamadou Lamin in stato di fermo e lo hanno condotto in carcere, dove si trova tuttora. Nel corso dell’interrogatorio davanti al gip Alessandra Sermarini, il giovane, pur confessando la rapina, ha dichiarato in lacrime che non voleva uccidere Vitale. Il gip ha convalidato il fermo e confermato il carcere, esprimendo perplessità sull’ipotesi di omicidio preterintenzionale avanzata dalla Procura, ritenendo più corretta la qualificazione dell’accusa di “morte come conseguenza di altro reato”, riconosciuta in Appello dai giudici .