Sarà possibile procedere con la requisitoria e le richieste di condanna del pubblico ministero, soltanto quando saranno sciolte le riserve sull'ascolto del pentito di mafia Gioele Greco e dopo che sarà sentito un imprenditore, presunta vittima di estorsione. Infatti, il procuratore aggiunto Antonio De Donno ha chiesto, in prima istanza, nel processo relativo alla maxi operazione investigativa "Baia Verde", il deposito dei verbali relativi alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Gioele Greco (relative all'operazione anti- mafia "Eclissi"). Di fronte, però, all'opposizione di alcuni avvocati, il pm ha chiesto che il pentito venisse ascoltato direttamente. Adesso il Gup Stefano Sernia, che si è riservato sulla decisione, valuterà l'ammissibilità della richiesta e la modalità con cui, eventualmente, ascoltare il pentito.
Inoltre, oggi si sarebbe dovuto sentire (in seguito alla richiesta dell'abbreviato condizionato all'ascolto di un teste, formulata dagli avvocati) un imprenditore che sarebbe stato vittima, negli anni passati, di azioni estorsive da parte di alcuni imputati. L'uomo però non si è potuto presentare per motivi legati al suo stato d'indigenza. In una lettera indirizzata al giudice Stefano Sernia, ha sottolineato la propria impossibilità a presentarsi in aula per le condizioni economiche della sua famiglia, che non gli permetterebbero neanche di pagarsi le spese del viaggio. Il Gip Sernia, dunque, preso atto della situazione ha stabilito che l'imprenditore venga ascoltato in video conferenza. Nella prossima udienza fissata per il 10 novembre, verrà dunque sciolta la riserva su Gioele Greco e si procederà all'ascolto della presunta vittima di estorsione.
Ricordiamo che la maxi operazione investigativa "Baia Verde" portò in data 17 luglio 2014, all’arresto di elementi criminali di spicco dei Clan Padovano di Gallipoli e Tornese di Monteroni. Il processo in abbreviato odierno vede coinvolti 13 imputati: i gallipolini Angelo Padovano, 26enne, figlio di “Nino Bomba”; Gabriele Cardellini, 31 anni, Alessandro Oltremarini, 29enne; Fabio Negro, 40 anni; Carmelo Natali, 41enne; Antonio Manna, 34anni; Rosario Oltremarini, 46 enne; i leccesi Giovanni Parlangeli, 33 anni Gabriele Pellè, 37 enne; Roberto Parlangeli, 37enne, di Magliano ; Alessio Fortunato, 31enne, di Squinzano; Luciano Gallo, 46 anni di Martano; Luciano Nuccio, 44enne, di Tricase. I tredici imputati sono difesi dagli avvocati Stefano Ninni, Stefano Prontera, Mario Coppola, Marcello Falcone, Francesco Fasano, Giampiero Tramacere, Antonio Savoia, Pantaleo Cannoletta, Luigi Carrozzini, Gianluca Ciardo, Luigi Suez, Anna Paola Trisolino, Biagio Palamà, Michelangelo Gorgoni, Gabriele Valentini, Luigi Corvaglia, Fabio Corvino e Antonio Bolognese. Essi rispondono dei reati di associazione a delinquere, tentata e consumata, estorsione aggravata dalle modalità mafiose, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Il clan gallipolino aveva creato un sistema criminale di controllo sulle discoteche ed i parcheggi, quest'ultimo attraverso la società “Lu rusciu te lu mare”. Per dare parvenza di legalità, era stato addirittura richiesto al comune di Gallipoli il rilascio delle autorizzazioni per la gestione di quest'ultimi.
Ricordiamo, infine, che il 22 settembre scorso, sempre nell'ambito dell’operazione “Baia Verde, è stato emesso dal Gup Giovanni Gallo, su richiesta del procuratore aggiunto Antonio De Donno, un provvedimento di sequestro preventivo che ha interessato agenzie investigative, una sala giochi, una pescheria ed ancora conti correnti, appartamenti, auto e moto: tutti beni riconducibili al clan “Padovano” di Gallipoli per un valore complessivo di circa un milione di euro.
