Assoluzione con formula piena in Appello per l’europarlamentare magliese Raffaele Fitto, leader dei Riformisti e Conservatori italiani.
La Corte di Appello di Bari ha giudicato innocente l’ex Ministro ai rapporti con le Regioni dell’ultimo Governo Berlusconi dal reato di corruzione nel processo di secondo grado denominato ‘La Fiorita’, quel processo che lo aveva visto in primo grado condannato a 4 anni di reclusione e all’interdizione dai pubblici uffici, accusato di aver preso una tangente di 500mila euro dall’ imprenditore nel settore sanitario Giampaolo Angelucci per agevolare l'affidamento di un appalto da 198 milioni di euro ad una società di proprietà dell’industriale per la gestione di 11 residenze sanitarie assistite.
Fitto raccontò sempre che si era trattato di un libero finanziamento al partito da lui fondato per le Regionale del 2005, La Puglia prima di tutto, da parte dell’imprenditore (come tanti ne vengono fatti a tutti i partiti che sono presenti in Italia) tanto è vero che era stata emessa una regolare fattura. Difficile credere alla tangente in presenza di un documento contabile. Ma i giudici non credettero alla versione dei fatti narrata da Fitto e il 12 febbraio del 2013 lo condannarono.
Non furono i 6 anni e 6 mesi che la pubblica accusa, rappresentata dal Pubblico Ministero Renato Nitti, aveva chiesto, ma il verdetto di condanna fu ugualmente molto pesante. Raffaele Fitto, allora Parlamentare del Popolo della Libertà, fu condannato a 4 anni di reclusione dal tribunale di Bari. Ad ogni modo, per effetto dell'Indulto gliene furono condonati 3. Fitto fu riconosciuto colpevole di corruzione, illecito finanziamento ai partiti e abuso d'ufficio ma assolto dall'accusa di peculato e da un altro abuso d'ufficio. Il tribunale condannò Angelucci a 3 anni e 6 mesi.
In secondo grado, la corte d’appello ha ribaltato tutto e assolto sia Angelucci che Fitto con formula piena. Per i giudici della Corte d’Appello si è trattato di un finanziamento regolare.
Non si è fatto attendere il commento di Raffaele Fitto che lungi dall’esultare, dopo aver ringraziato il suo collegio difensivo, ha espresso la sua amarezza per tanti anni di gogna mediatica a cui si è sentito costretto ingiustamente: ‘Sono molto soddisfatto ma al tempo stesso amareggiato. Era il 20 giugno del 2006 quando mi fu notificata un’ordinanza di custodia cautelare con il sequestro dei miei beni. La Camera dei deputati, nonostante la mia richiesta di autorizzare l’arresto la respinse all’unanimità. Oggi , sicuramente, sono molto soddisfatto per la sentenza di assoluzione con formula piena ma al tempo stesso molto amareggiato. Non è il giorno delle valutazioni o dei commenti nè tantomeno delle polemiche o dei festeggiamenti. Ringrazio i miei avvocati Francesco Paolo Sisto, Luciano Ancora ed Angelica Loiacono per la straordinaria dedizione e competenza. In pochi minuti mi sono passati nella mente quasi 10 anni della mia vita. Il mio pensiero, oggi, va soprattutto a mia moglie, ai miei figli a tutta la mia famiglia che nei momenti più difficili sono stati sempre al mio fianco con discrezione ed affetto insieme a tanti amici che non hanno mai dubitato della mia onestà.’
Il sindaco Paolo Perrone ‘Sentenza conferma la correttezza di Fitto’
«Sono molto soddisfatto – commenta il primo cittadino del capoluogo barocco – per l'esito del processo Fiorita e colgo l'occasione per ribadire tutta la stima che da sempre nutro nei confronti dell'amico Raffaele invitandolo a proseguire con maggior impegno e serenità la sua attività politica e istituzionale nell'esclusivo interesse della collettività per ridare fiducia all'intera classe politica, troppe volte finita indistintamente nell'occhio del ciclone».
Luigi Mazzei ‘La verità ha prevalso!’
«È stata finalmente restituita la giusta serenità all'amico Raffaele Fitto ed alla sua famiglia, ma – commenta l’ex consigliere regionale calimerese – nulla ripagherà dei 10 anni di un assurdo processo basato su un bonifico! Quando avremo in Italia la responsabilità personale dei Giudici che sbagliano credo si porrà la giusta attenzione sui processi "facili"».
