
La Cassazione annulla la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Lecce con cui era stata stabilita l’assoluzione per imprenditori e “caporali” coinvolti nell’inchiesta Sabr. Erano accusati di avere ridotto in schiavitù i lavoratori extracomunitari impegnati nella raccolta di angurie e pomodori, nelle campagne di Nardò (in contrada Boncuri), nel periodo compreso fra il 2008 ed il 2011.
La terza sezione penale della Corte di Cassazione ha disposto l’annullamento con rinvio di quella sentenza, accogliendo i ricorsi del sostituto procuratore Giovanni Gagliotta; del giovane ingegnere camerunense, Jean Pierre Yvan Sagnet, difeso dall’avvocato Viola Messa; della Regione Puglia con l’avvocato Anna Grazia Maraschio, della Cgil assistita da Vittorio Angiolini, della Flai Cgil (sempre con l’avvocato Viola Messa, dell’l’associazione Finis Terrae con l’avvocato Maria Russo. Un lavoratore, con l’avvocato Maurizio Scardia. In loro favore, La Corte di Appello, aveva annullato il risarcimento del danno (disposto in primo grado), da liquidarsi in separata sede.
Adesso dovrà dunque celebrarsi un nuovo processo di secondo grado.
Ricordiamo che nell’aprile del 2019, i giudici di Appello avevano ribaltato la sentenza di primo grado emessa dalla Corte d’Assise (presidente-relatore Roberto Tanisi, a latere Maria Francesca Mariano e giudici popolari) e assolto dalle accuse più gravi, tutti gli imputati del maxi processo “Sabr”.
La Corte (Presidente Vincenzo Scardia) avevano comunque inflitto due condanne, nei confronti del “reclutatore” Saber Ben Mahmoud Jelassi, tunisino di 49 anni detto Sabr (da cui, il nome dell’inchiesta) a 5 anni e 6 mesi e di Acrim Bilel Ben Aiaya, 36enne, a 6 anni, per il solo reato di estorsione. I due erano stati condannati in primo grado a 11 anni ciascuno.
Invece, tutti gli imputati (anch’essi condannati in primo grado a 11 anni) sono stati assolti “perché il fatto non sussiste”, riguardo le imputazioni di associazione a delinquere, finalizzata a reclutare cittadini extracomunitari clandestini” e di “sfruttamento e riduzione in schiavitù”. Assoluzione, inoltre, per l’accusa di “intermediazione illecita”, con la formula “perché il fatto non era previsto dalla legge come reato”. Si tratta dei neretini Pantaleo Latino, detto “Pantaluccio”, 67enne, che sarebbe stato, secondo la Procura, il referente per tutti i sodali; Livio Mandolfo, di 55 anni; Giovanni Petrelli, 59enne di Carmiano; il tunisino, Ben Abderrahma Jaouali Sahbi, 52enne.
E poi, assoluzione per tutti i reati per i cittadini di origine sudanese Saed Abdellah, detto Said, 35enne; Meki Adem, 61 anni; Nizqr Tanjar, 44enne; Tahar Ben Rhouma Mehadaoui detto Gullit, 47 anni; Mohamed Yazid Ghachir (per tutti 11 anni in primo grado).
Infine, assoluzione per Marcello Corvo, 61enne e Aibeche Abdemalek, 44 anni di origini algerine (3 anni in primo grado).
Il collegio difensivo è composto, tra gli altri, dagli avvocati: Francesco Galluccio Mezio, Antonio Palumbo, Luigi Corvaglia, Giuseppe Bonsegna, Antonio Romano, Vincenzo Blandolino, Giuseppe Cozza, Fabio Domenico Corvino, Salvatore Donadei, Vincenzo Perrone, Ezio Maria Tarantino, Lucio Calabrese, Amilcare Tana, Silvia Sabato, Antonio Luceri, Mario De Lorenzis.
Secondo la pubblica accusa, rappresentata dal pubblico ministero Elsa Valeria Mignone sarebbe emersa un’associazione a delinquere caratterizzata da una struttura piramidale costituita da: imprenditori locali che costituivano il “vertice”, “reclutatori” africani, caporali e capi squadra.
L’Operazione investigativa “Sabr” (dal soprannome di uno dei caporali) prese il via dalla ribellione guidata da Sagnet, che portò alla denuncia tra il 2009 ed il 2011, di un brutale sistema di sfruttamento nei campi di raccolta di angurie e pomodori. Da lì, partirono le indagini dei Ros di Lecce.