Processo Case Popolari. Attilio Monosi in aula, ‘Ho ricevuto pressioni e minacce per l’assegnazione degli alloggi’

L’interrogatorio fiume dell’ex assessore alle Politiche abitative è proseguito in mattinata dinanzi ai giudici della seconda sezione collegiale, presso l’aula bunker di Borgo San Nicola

Nella mattinata di oggi, è proseguito (dopo l’udienza del dicembre scorso) l’interrogatorio fiume dell’ex assessore alle Politiche abitative della giunta comunale guidata dall’allora sindaco Perrone, Attilio Monosi.

È stato ascoltato come imputato dinanzi ai giudici della seconda sezione collegiale (presidente Pietro Baffa, a latere Valeria Fedele e Roberta Maggio), presso l’aula bunker di Borgo San Nicola.

Attilio Monosi, assistito dagli avvocati Riccardo Giannuzzi e Luigi Covella, ha risposto a tutte le domande del pubblico ministero Massimiliano Carducci ed ha chiarito, per oltre sei ore, la propria posizione, respingendo l’accusa di aver commesso illeciti per l’assegnazione degli alloggi popolari in cambio di voti. Nello specifico, si è soffermato sui singoli episodi, contestati dalla Procura, di presunta corruzione.

L’ex assessore ha riferito di avere ricevuto pressioni dagli utenti che chiedevano l’assegnazione degli alloggi di via Potenza. Ed ha dichiarato che una donna lo minacciò con un coltello a scatto, dopo averlo raggiunto nei pressi di Piazza Partigiani. Decise comunque di non sporgere denuncia. Il pm Carducci ha poi chiesto a Monosi il motivo per cui telefonò, come emerge da una intercettazione, a Roberto Marti che era stato assessore alla casa (la sua posizione è stata già archiviata). Ed ha risposto: «c’era una protesta in corso, legata ai ritardi nell’assegnazione degli alloggi e una sua chiamata sarebbe bastata a sedarla e lo contattai per questo».

Il pm ha poi domandato a Monosi, il motivo per il quale, in un’altra intercettazione definisce un gruppo di inquilini “amici di Pasqualini”. E l’ex assessore ha risposto: «A volte si utilizza nel quotidiano un linguaggio improprio. Volevo ironizzare sul collegamento con un gruppo di persone che avevano conoscenze con Pasqualini come persona di riferimento degli anni precedenti, perché aveva  ricoperto il ruolo di operatore dell’ufficio casa per la Lupiae Servizi». Successivamente, Monosi ha risposto alle domande del collegio difensivo, nel corso del controesame. L’ascolto dell’ex assessore alle Politiche abitative continuerà il 30 gennaio.

  1. Secondo l’accusa, sarebbe emersa l’esistenza di una vera e propria associazione a delinquere, di cui Attilio Monosi sarebbe stato il capo promotore ed ideatore a dare “veste legale” alle assegnazioni degli alloggi parcheggio di proprietà comunale. In particolare, Monosi, all’epoca dei fatti assessore alle Politiche abitative, organizzava le illecite assegnazioni di immobili confiscati alla mafia ed assegnati al Comune di Lecce, in cambio di utilità elettorali.

Sul banco degli imputati anche altri imputati eccellenti, come i politici: Luca Pasqualini, 47 anni di Lecce; Damiano D’Autilia, 44enne e Nunzia Brandi, 74enne. E ancora gli ex dirigenti comunali Pasquale Gorgoni, 66enne di Lecce e Giuseppe Naccarelli, 52enne di Lecce.

Non solo, anche molti sono residenti del Quartiere Stadio.

L’inchiesta “Estia” coordinata dal procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi e dai sostituti procuratori Massimiliano Carducci e Roberta Licci, è culminata nell’arresto del settembre del 2018 di politici, dirigenti e residenti del Quartiere Stadio.

Le accuse sono, a vario titolo ed in diversa misura, di associazione a delinquere, corruzione, corruzione elettorale, abuso d’ufficio, falso ideologico.