Arriva la sentenza di condanna per un carabiniere di Nardò, all’epoca dei fatti in servizio a Porto Cesareo, accusato di accesso abusivo a sistema informatico aggravato e corruzione.
Il collegio della seconda sezione collegiale ( Presidente Fabrizio Malagnino) ha inflitto la pena di: 2 anni e 4 mesi di reclusione a Fernando Aronne, 58 anni, di Nardò ( riconosciute le attenuanti generiche). E poi, 7 anni e 6 mesi di reclusione e 50mila euro di multa a Roberto Napoletano, 35enne di Squinzano, che rispondeva di due episodi di cessione e detenzione illecita di sostanze stupefacenti; 2 anni a Kristian Rocchino Torsello, 44enne di Porto Cesareo ed 1 anno e 4 mesi alla moglie, Melissa Romano, di 42 anni di Porto Cesareo (pena sospesa).
Non solo, poiché il collegio ha disposto nei confronti di Aronne, l’interdizione dai pubblici uffici per la durata della pena principale e l’interdizione legale durante l’espiazione della pena per Napoletano.
I quattro imputati sono difesi dagli avvocati: Stefano Prontera, Giuseppe Bonsegna, Antonio Savoia e Stefano Pati. Il collegio difensivo potrà fare ricorso in Appello, dopo il deposito delle motivazioni (entro 60 giorni).
L’inchiesta
La vicenda risulta piuttosto intricata e nell’avviso di conclusione delle indagini a firma del pm Massimiliano Carducci, venivano contestati a dieci indagati, numerosi capi d’imputazione.
Il carabiniere Aronne, in concorso con Bianco e Buccarella (già condannati), era accusato di accesso abusivo a sistema informatico aggravato, per introduzione non autorizzata nel sistema telematico di informazioni interforze del Ministero dell’Interno. I tre rispondevano anche di corruzione nell’esercizio della funzione, poiché Buccarella, con la mediazione di Bianco avrebbero dato al carabiniere un’antica giara in terracotta, quale retribuzione non dovuta, poiché quest’ultimo non avrebbe elevato una contravvenzione per copertura assicurativa di un motociclo.
Anche per Kristian Torsello e la moglie Melissa Romano, oltre che nei confronti di Bianco e Aronne si configurerebbero le ipotesi di corruzione per l’esercizio di funzione. Avrebbero, in questo caso “ricompensato” il carabiniere con una carabina ad aria compressa, di proprietà di Torsello cui era stata ritirata, in seguito alla momentanea sospensione del porto d’armi.
E poi, nel capo d’imputazione c’era la vicenda del clamoroso furto d’armi alla guardia Forestale di San Cataldo, nella notte tra il 13 ed il 14 luglio del 2014, per la quale sono già arrivate una serie di condanne nei confronti di altri imputati.