Processo di appello ad ultras del Lecce: il PM rigetta l’assoluzione

Nell’udienza odierna del processo di appello, il Pubblico Ministero Ennio Cillo ha rigettato l’assoluzione del GIP a carico di due ultras del Lecce, chiedendo la conferma della condanna.

Arriva la requisitoria del Pubblico Ministero nel processo di appello che vede coinvolti due ultras salentini, con cui viene rigettata la richiesta d'assoluzione, confermando la condanna.
 
Dinanzi al collegio presieduto da Vincenzo Scardia, il Pubblico Ministero Ennio Cillo, che aveva impugnato la sentenza di primo grado per tutti i capi d'imputazione, ha mostrato a sostegno della propria tesi accusatoria, alcune immagini tratte dalla documentazione fotografica della Questura e alcuni fotogrammi ingranditi di un Dvd, prodotto dalla difesa nel primo grado del processo.
 
L'imputato Juri Palazzo, leccese, difeso dagli avvocati Renata Minafra e Giuseppe Milli; Nicola Luciano Rizzo di Carpignano Salentino, avv. Francesco De Giorgi, erano stati processati con rito abbreviato ed assolti dal Gup Annalisa De Benedictis, nell'ambito del processo di primo grado, facente capo ad uno più ampio, a carico di una trentina di ultras giallorossi.
 
Il Procuratore Generale Ennio Cillo aveva formulato la richiesta di nove anni di reclusione per Palazzo, accusato di associazione a delinquere e tentato omicidio e di tre per Rizzo, con l'accusa di danneggiamento, resistenza a pubblico ufficiale e detenzione di materiale esplodente, in occasione della partita Lecce-Inter del 2008.
 
I fatti contestati a Palazzo fanno riferimento alla data del 16 marzo del 2008, giorno in cui erano in corsoi festeggiamenti per il centenario dell'Unione Sportiva Lecce. L'imputato, dopo le indagini condotte dalla Digos, fu accusato di aver lanciato una bomba carta contro una camionetta dei carabinieri che provocò seri danni al mezzo, senza però che alcun militare rimanesse seriamente ferito. Nel corso del processo di primo grado, i difensori di Palazzo (che nel frattempo aveva scontato più di quattro mesi di custodia cautelare), attraverso riscontri e perizie di natura tecnica, erano stati in grado di dimostrare come il loro assistito, non si trovasse dietro la siepe da dove partì l'ordigno. Inoltre, i difensori avrebbero dimostrato che il carabiniere vicino alla camionetta non poteva averlo riconosciuto perché rivolto di spalle.

Nel corso dell'udienza odierna, è stata, dunque, rigettata dal PM la richiesta di assoluzione in primo grado per i due imputati ed il processo è stato aggiornato al 10 aprile, quando vi sarà il pronunciamento della sentenza.



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