
Proseguirà regolarmente il processo sul presunto centro di potere economico-imprenditoriale a Gallipoli, con 51 imputati, poiché i giudici del tribunale, per la prima volta a Lecce, hanno respinto la questione di incostituzionalità dell’abrogazione del reato di abuso d’ufficio avanzata dalla Procura.
I giudici della seconda sezione collegiale (presidente Pietro Baffa, a latere Luca Scuzzarella e Chiara Panico), questa mattina, presso l’aula bunker di Borgo San Nicola, hanno rigettato il rilevo di illegittimità costituzionale sulla norma che abroga il reato di abuso d’ufficio, sulla scorta di un insieme di considerazioni tecnico-giuridiche. L’istanza era stata avanzata dal pm Alessandro Prontera, sulla scia di quanto già fatto da altre Procure italiane (come quella di Firenze).
Nello specifico, si legge nell’ordinanza: “Ne deriva come eventuale sindacato costituzionale sulla norma abrogativa dell’abuso d’ufficio conferirebbe indebitamente alla Consulta il potere di reintrodurre, con la propria pronuncia declaratoria di incostituzionalità, una fattispecie di reato che il legislatore, nell’esercizio dei poteri attribuiti dalla Costituzione, ha ritenuto non più attuale ed opportuna nel più vasto ambito della politica criminale a lui riservata”.
Sul banco degli imputati compaiono tra gli altri: l’imprenditore Cesario Faiulo, 57 anni, residente a Casarano; Emanuele Piccinno, 46 anni, di Gallipoli, ex assessore; Angelo Vincenzo Salvatore Fasiello, 69 anni, di Vernole, ex funzionario regionale del servizio di Riforma fondiaria; E poi, i carabinieri Corrado Salvatore, 58enne di Calimera, e Vincenzo Zuccheroso, 53 anni, residente a Parabita.
E ancora, l’architetto Cosimo Giuncato, 63 anni, ex consigliere comunale a Gallipoli e gli imprenditori Ivan Giaccari, 52enne di Porto Cesareo, Vito Antonio Greco, 68 anni di Torre Santa Susanna (Brindisi) e Giovanni Bianco, 64 anni di Cursi. E infine, Franco De Matteis, 70 anni, di Vernole, nelle vesti di funzionario dell’Agenzia delle entrate.
Il collegio difensivo
Sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati: Umberto Leo; Antonio Quinto; Viola Messa; Luigi Corvaglia; Ladislao Massari; Luigi ed Emma Covella; Giuseppe Bonsegna, Antonio De Mauro; Massimo Manfreda; Luca Laterza, Andrea Sambati che si erano a loro volta opposti all’istanza del pm.
Nell’inchiesta si faceva riferimento ad una associazione a delinquere con la compiacenza di colletti bianchi, tecnici e pubblici funzionari. Non solo, alcuni soggetti appartenenti alle forze dell’ordine, secondo l’accusa, avrebbero rivelato informazioni coperte da segreto d’ufficio, in cambio di pesce spada, gamberi e biglietti gratis per gli eventi.