Presunti “furbetti del cartellino”, quattro imputati sotto processo per truffa, dopo l’udienza preliminare

Due saranno giudicati con il rito ordinario, altri due con quello abbreviato. I fatti contestati tra il marzo e luglio del 2016.

Due presunti “furbetti del cartellino” finiscono sotto processo con rito ordinario.

Al termine dell’udienza preliminare, il Gup Cinzia Vergine ha rinviato a giudizio: Ivan Vernich, 62 anni, coordinatore del servizio Igiene Sanità e Randagismo del settore Ambiente e Fortunato Buttazzo, 68 anni, istruttore amministrativo contabile presso il servizio Demografico.

Il processo inizierà il 3 febbraio dinanzi al giudice monocratico Annalisa De Benedictis.

Invece, Fulvio Secondo, 64 anni, di Lizzanello, segretario presso il settore Ambiente e Cristiano Mezzi, 47 anni, di Lizzanello, addetto all’archivio del settore Igiene e Sanità saranno giudicati con il rito abbreviato e il processo avrà inizio in data 30 marzo.

E ancora, Valentina Vernich, 39 anni, dipendente della Lupiae ed Elisabetta Sanzò, 45 anni, di Lizzanello, dipendente della Lupiae hanno chiesto ed ottenuto la “messa alla prova”.

Invece, Giovanna DArpe, 64 anni, funzionaria del Comune ha patteggiato la pena a 10 mesi.

Gli imputati rispondono a vario titolo ed in diversa misura del reato continuato di truffa aggravata.

Il collegio difensivo

Sono assistiti, tra gli altri, dagli avvocati: Alberto Paperi, Ladislao Massari, Luigi e Roberto Rella, Francesco Spagnolo, Francesco Calabro.

Invece, Il pm Maria Vallefuoco ha stralciato le posizioni di altri dieci indagati che comparivano nell’avviso di conclusione delle indagini. Per loro si profila l’archiviazione del procedimento.

Gli episodi contestati

Tanti gli episodi contestati ai presunti dipendenti assenteisti nell’inchiesta della Procura. Alcuni vennero “pizzicati” a fare compere presso esercizi commerciali; altri ad acquistare “gratta e vinci” o a giocare alle slot machine. Per alcuni di loro venne anche disposta la misura interdettiva dall’esercizio della professione.

I fatti si sarebbero verificati tra marzo e luglio del 2016. Le cifre oscillerebbero tra i 300 euro, fino agli oltre 4mila euro (in talune circostanze corrispondenti al valore dei buoni pasto).

Le ore di assenza, invece, sarebbero in certi casi “appena” 25; in altri, arriverebbero a quota 100.

I funzionari comunali, sostiene la Procura, avrebbero “omesso di rilevare la propria assenza dal luogo di lavoro ovvero giustificato la stessa attestando, contrariamente al vero, la sussistenza di motivi di servizio”. In che modo? “Non registrando le relative uscite sull’orologio marcatempo ovvero attestando falsamente mediante la digitazione di apposito codice, la loro inerenza all’attività lavorativa prestata”. In tal modo, si sarebbero garantiti “la percezione da parte della Pubblica Amministrazione di emolumenti retribuiti per prestazioni lavorative non effettuate”.

Invece, i dipendenti della Lupiae Servizi, avrebbero attestato, sostiene il pm “in più occasioni e contrariamente al vero, sull’apposito registro, la propria presenza sul luogo di lavoro in orari diversi o maggiori di quelli effettivi”.