Radon in Università. Il dott. Fernandez «niente allarmismi, ma occorre monitorare»

Dopo il risanamento del Principe Umberto, avvenuta nel Gennaio 2012, la ­­­­Cgil chiede l”™estensione dei controlli. A chiederlo è¨ il Responsabile dei lavoratori per la sicurezza della CGIL nell’Università Pino Borrescio.

A lanciare la segnalazione è Pino Borrescio, Responsabile dei lavoratori per la sicurezza della Cgil in Università che scrive una lettera al rettore Laforgia manifestando l’immediata necessità di bonifica degli edifici interessati.

Studium 2000, Rettorato e Monastero degli Olivetani. In questi stabili  i livelli di concentrazione di Radon hanno oltrepassato i limiti consentiti. La soglia superata è maggiore rispetto a quella dei  500 Becquerel  per metro cubo, riscontrata lo scorso anno nella sede del Principe Umberto, sottoposta a bonifica.  Nello specifico i dati della relazione del responsabile del Servizio Speciale Protezione e Prevenzione Manuel Fernandez, riportano: Rettorato, 1600 bq per m3; Olivetani, media annua di 1400 bq per m3.

Il picco più alto è stato registrato presso il museo di Papirologia dello Studium 2000, con concentrazioni di 1500 bq al metro cubo (valore medio annuo). “Ho appreso dei risultati quando sono venuti i responsabili dell’ufficio prevenzione al termine dei rilevamenti” ha commentato la dottoressa Maria Clara Cavalieri, responsabile del Museo Papirologico dell’Università del Salento. “Mi era stato comunicato che i dati erano elevati – prosegue la dottoressa – ma non sapevo che nel mio Museo ci fossero dei picchi così alti. Avevo intuito l’allarme, essendo la mia struttra più esposta al gas, in quanto situata a piano terra, ed ho avuto conferma del problema leggendo i giornali. Ora è assolutamente necessaria una bonfica delle strutture interessate al fenomeno, per preservare la salute di chi ci lavora ogni giorno”.

Il segretario generale della Cgil Salvatore Arnesano accoglie l’istanza di Pino Borrescio e in una nota sottolinea: “Rifiutando ogni eventuale approccio strumentale e  allarmistico  mi unisco alla richiesta del nostro RLS”.
Pur condividendo  il rifiuto di ogni forma di preoccupazione, l’approfondimento della questione diventa necessario.

Il dottor Manuel Fernandez, che ha condotto i recenti rilevamenti, ha risposto ad alcuni interrogativi in un’intervista esclusiva a LecceNews24.

Cosa è il Radon e come si forma?
“Tutte le rocce contengono in maggiore o minore quantità dell’uranio, che tutti sappiamo essere radioattivo. Quando l’uranio, contenuto in un materiale solido, decade, si può trasformare in altri elementi; questi ultimi, sono tutti solidi, tranne uno: il Radon, gas  inodore, incolore e insapore. Per queste caratteristiche rientra nei gas inerti, cioè chimicamente non attivi, ma è capace di muoversi spostandosi dalla posizione orginaria. Un veicolo molto potente per il Radon è, ad esempio, l’acqua. E’  il gas più pesante che abbiamo in natura, questo vuol dire che quando fuoriesce dal sottosuolo non può spingersi verso l’alto, e rimane sugli strati bassi. Il Radon in sè è non è preoccupante per la nostra salute, perchè, essendo un gas chimicamente inerte lo inspiriamo ed espiriamo subito. Il problema sussite nel momento in cui il gas, a sua volta, decade, in un tempo di circa tre giorni, trasformandosi in altri elementi, che sono di nuovo dei solidi, dunque, chimicamente attivi. Dopodichè quello che si forma è un pulviscolo che rimane sospeso nell’aria; da qui, l’importanza di arieggiare gli ambienti, perchè se inalato, il pulviscolo, si attacca ai polmoni. E’ dunque questo pulviscolo il problema e l’eventuale causa di tumore”.

Come si è arrivati a livelli di così alta concentrazione?
“Innanzitutto parliamo di normative. In molte strutture e in molti ambienti di lavoro non si conosce la problematica del Radon e gli obblighi di legge ad essa collegati. Il testo unico sulla sicurezza, decreto 81 del 2008,  descrive la valutazione di tutti i rischi, eccetto quelli che riguardano le radiazioni ionizzanti, alle quali appartiene il Radon, il cui testo di di legge di riferimento è il 230 del 1995. Questo decreto non è conosciuto da quasi nessun datore di lavoro. Spesso verifichiamo che la valutazione non viene affettuata. Gli stessi organi di vigilanza devono recarsi presso gli ambienti di lavoro ed effettuare solo successivamente i controlli, magari anche  in seguito ad una multa salata”.

Qual è dunque la procedura d’obbligo?
“Sempre da un punto di vista normativo, l’obbligo è quello di fare prima un controllo sul livello di Radon e questa indagine ha la durata di un anno. Una volta riscontrato il superamento dei limiti, pari a 500 becquerel per metro cubo, l’obbligo del datore di lavoro è quello di nominare un esperto qualificato in radioprotezione che procede alla bonifica nell’arco di tre anni. Se dopo i tre anni, nonostante le azioni di rimedio introdotte, non si riesce a raggiungere un livello di Radon abbastanza basso, scattano una serie di obblighi tra i quali: formazione, informazione e sorveglianza sanitaria per chi è esposto”.

In cosa consistono le azioni di bonifica?
“Le azioni possono essere tante, in genere si cerca di migliorare la ventilazione degli ambienti interrati. A volte si creano appositi pozzetti con una tubazione che non entra assolutamente nei luoghi di lavoro. Si agisce con un estrattore dell’aria, si crea una depressione nel pozzetto, nel quale va a finire il Radon, per poi essere buttato fuori, nell’aria libera, dove non è pericoloso”.

Perchè è importante non creare allarmismo?
“Perchè creandolo non si risolve il problema e la questione diventa puramente strumentale. E’ sicuramente necessario tener conto della rilevanza della situazione, ma allo stesso modo  considerare che ci sono modi e tempi per risolverlo”.



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