Armati di pistola irrompono nello studio dell’ex sindaco di Tricase e lo minacciano con una pistola

Due rapinatori avrebbero tenuto in ostaggio il commercialista per un’ora, puntandogli l’arma ed intimandogli di rivelare loro dove fosse la cassaforte.

Le lancette dell’orologio avevano da poco segnato le 19.00 quando due rapinatori hanno fatto irruzione nello studio dell’ex sindaco di Tricase, il commercialista Antonio Musarò, sfondando una porta finestra sulla veranda del retro. Forse pensavano di non trovare nessuno, essendo domenica, forse credevano di avere via libera, ma così non è stato. Il 75enne si è ritrovato faccia a faccia con i malviventi con il volto coperto da un passamontagna e da una mascherina chirurgica per non essere riconosciuti. Non solo, avevano, stando alle prime informazioni, una pistola con cui avrebbero minacciato il professionista. «Dicci dove sta la cassaforte o ti ammazziamo» avrebbero chiesto con fare violento, ma nell’ufficio non c’era alcun cassetto blindato.

I rapinatori, non contenti, hanno controllato tutte le stanze, rovistando nei cassetti, spulciando nelle scrivanie e costringendo il commercialista a seguirli nella speranza di intimorirlo e farsi consegnare il denaro che erano convinti di poter trovare. Quando sono andati via, dopo quasi un’ora, era tutto a soqquadro. I due sono fuggiti via con il bottino, ancora in fase di quantificazione, che sono riusciti a trovare nel loro interminabile giro e non è del tutto escluso che ad attenderli, fuori, ci fosse un complice. Un terzo uomo pronto alla fuga a bordo di un’auto.

Una volta scattato l’allarme, sul posto si sono precipitati i carabinieri della Compagnia di Tricase che hanno dato il via alle indagini partendo dal racconto dell’ex sindaco che agli uomini in divisa ha dato tutti i dettagli necessari a cercare gli autori del gesto. Altri indizi si cercheranno nelle immagini delle telecamere di videosorveglianza installate nella zona.

Non è il primo episodio che accade a Tricase in quest’ultimo periodo, ma in questo caso sembra essere di fronte ad una banda specializzata, non improvvisata. Il commercialista è ancora sotto choc «Sembrava di vivere sospesi tra un incubo ed un film» ha dichiarato, ricordando quanto accaduto poche ore prima, quando è stato tenuto in ostaggio per una cassaforte che non c’era.

I due malviventi, che «parlavano in italiano con cadenza locale», si sono “accontentati” del denaro che hanno trovato nello studio, ma «vedersi puntata una pistola alla tempia e restarne sotto scacco per tanto tempo è stata un’esperienza bruttissima, da non augurare neanche al peggior nemico» ha raccontato.

Sul posto questa mattina anche gli uomini della “scientifica” che esamineranno lo studio del professionista alla ricerca di prove.



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