Appuntamento con le urne, il 12 giugno si vota anche per il referendum sulla Giustizia

Domenica 12 giugno, nel giorno in cui è prevista anche la tornata elettorale per le amministrative, gli italiani saranno chiamati a pronunciarsi sui cinque referendum sulla Giustizia

Non solo amministrative. Il 12 giugno non saranno chiamati alle urne solo i cittadini che dovranno scegliere il nome del candidato sindaco (e dei consiglieri) che siederà sulla poltrona più alta del palazzo di città. Tutti gli italiani potranno presentarsi al seggio per il referendum sulla giustizia. 5 i quesiti che richiedono di crociare sul sì o sul no.

Referendum n. 1 – scheda di colore rosso

Abrogazione del Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi.

Abolizione legge Severino

Il primo quesito l’abolizione della legge Severino, dal nome della ministra della Giustizia nel governo Monti che lo firmò. Riguarda l’eliminazione delle norme che impediscono la partecipazione alle competizioni elettorali di chi è stato condannato in via definitiva per mafia, terrorismo, corruzione, peculato e altri gravi reati per i quali sia prevista la pena della reclusione non inferiore a quattro anni. In discussione c’è il punto che prevede la sospensione di sindaci e amministratori locali anche in caso di sentenze non definitive.

Se passasse il sì, tutto il testo sarebbe cancellato, quindi anche ai condannati in via definitiva verrebbe concesso di candidarsi o di proseguire il proprio mandato, eliminando anche il meccanismo automatico della sospensione in caso di condanna non definitiva. A quel punto, sarebbero i giudici a decidere, caso per caso, se applicare o meno come pena accessoria anche l’interdizione dai pubblici uffici.

Referendum n. 2 – scheda di colore arancione

Limitazione delle misure cautelari: abrogazione dell’ultimo inciso dell’art. 274, comma 1, lettera c), codice di procedura penale, in materia di misure cautelari e, segnatamente, di esigenze cautelari, nel processo penale.

L’articolo 274 del codice di procedura penale elenca i casi che giustificano l’applicazione delle misure cautelari: pericolo di fuga, inquinamento delle prove o il pericolo che la persona “commetta gravi delitti con uso di armi o di altri mezzi di violenza personale o diretti contro l’ordine costituzionale ovvero delitti di criminalità organizzata o della stessa specie di quello per cui si procede”.

Se passasse il ‘Sì’ verrebbe eliminata l’ultima parte dell’articolo 274 del codice di procedura penale. un giudice non potrebbe più disporre la custodia cautelare in carcere per i reati meno gravi, ma solo di fronte al rischio concreto che l’indagato possa commettere reati con l’uso di armi, con la criminalità organizzata o contro l’ordine costituzionale. Il referendum eliminerebbe anche la previsione di custodia cautelare per il solo reato di finanziamento illecito dei partiti.

Referendum n. 3 – scheda di colore giallo

Separazione delle funzioni dei magistrati. Abrogazione delle norme in materia di ordinamento giudiziario che consentono il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa nella carriera dei magistrati.

Il quesito punta ad abrogare le norme che permettono ai magistrati di passare dalla funzione requirente (quella del pubblico ministero, che in un processo è il magistrato che rappresenta l’accusa) alla funzione giudicante (quella del giudice, chiamato a giudicare) e viceversa. I magistrati anche nel corso della carriera possono decidere di cambiare funzione, cambiando da giudice a pm, per un numero massimo di quattro volte.

Se vincesse il sì chi sceglierà di fare il pm o il giudice non potrà poi svolgere una funzione diversa.

Referendum n. 4 – scheda di colore grigio

Partecipazione dei membri laici a tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari. Abrogazione di norme in materia di composizione del Consiglio direttivo della Corte di Cassazione e dei consigli giudiziari e delle competenze dei membri laici che ne fanno parte.

Questo quesito referendario introdurrebbe il voto degli avvocati e dei professori universitari nei consigli giudiziari, anche per le valutazioni di professionalità dei magistrati. In pratica ogni quattro anni i magistrati ricevono una valutazione sul loro lavoro (espressa con tre possibili giudizi: ‘positiva’, ‘non positiva’ e ‘negativa’) esclusivamente da chi indossa la toga.

Referendum n. 5 – scheda di colore verde

Abrogazione di norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura

Prevede la cancellazione della norma che stabilisce che ogni candidatura per il Csm debba essere sostenuta dalle firme di almeno 25 presentatori (con un massimo di 50). L’obiettivo è porre fine al sistema delle ‘correnti’ nella magistratura: se vincesse il ‘Sì’ si tornerebbe alla legge originale che dal 1958 regola il funzionamento del Csm: ogni magistrato potrebbe presentare la propria candidatura in autonomia, senza necessariamente cercare l’appoggio di altri magistrati.

Il Quorum

Per essere valido, il Referendum deve raggiungere il cosiddetto Quorum: cioè la partecipazione di almeno il 50%+1 degli elettori. Inoltre, per andare in porto e abrogare le norme contenute nei quesiti, il SI deve raggiungere la maggioranza dei voti (il 50%+1). In caso contrario (se vincono i NO) restano in vigore le leggi attuali.



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