
Solo il caso aveva permesso di portare alla luce una terribile storia di violenza sessuale, che altrimenti sarebbe rimasta sepolta o almeno fino a quando la vittima non avesse deciso di raccontare tutto quello che era stata costretta a subite. Già perché se un agente di polizia penitenziaria, libero dal servizio, non si fosse trovato casualmente a passare vicino a quel casolare abbandonato, non avrebbe ‘notato’ un uomo sistemarsi i pantaloni mente una bambina accanto si asciugava le lacrime. È lì, in quel fondo alla periferia di Tricase, lontano da occhi indiscreti, infatti, che si era consumata la più terribile delle tragedie: un agricoltore 58enne, volto sconosciuto alle forze dell’ordine, aveva costretto una bambina di appena 11 anni, tra l’altro sua vicina di casa, a soddisfare le sue voglie perverse. E non sarebbe stata nemmeno la prima volta. Il resto è storia purtroppo nota alle cronache locali.
L’orco, di cui non sono state rese le generalità per ovvie ragioni, era finito in manette e durante l’interrogatorio di garanzia dinanzi al Gip Stefano Sernia, che aveva accolto la richiesta dei domiciliari avanzata dal legale dell’uomo, l'avvocato Mario Ciardo, aveva confessato descrivendo quella drammatica giornata. Il 58enne ha raccontato di avere avvicinato la ragazzina con una scusa, facendo leva sulla sua ingenuità e di averla convinta a salire in auto; l’avrebbe poi condotta in un luogo appartato dove l’avrebbe costretta a soddisfare le sue fantasie sessuali, le sue voglie.
Ieri la vicenda, si è arricchita di un altro capitolo. Come detto, il Gip aveva disposto i domiciliari, ma il Pubblico Ministero non era d’accordo con questa decisione tant’è che aveva deciso di ricorrere in appello. In sede di riesame, i giudici però lo hanno rigettato confermando dunque la misura dei domiciliari. La motivazione addotta è semplice: non ritengono che ci siano le esigenze cautelari del carcere.