Omicidio a Manduria, l’aggressione in centro e l’esecuzione in campagna: così hanno ucciso Natale

Gli investigatori hanno ricostruito le ultime ore di vita del 21enne, picchiato, accoltellato e gettato in una scarpata nelle campagne di Manduria

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Potrebbe essere il traffico di droga il movente dell’omicidio di Natale Naser Bahtijari, il 21enne di Lecce ritrovato senza vita nelle campagne di Manduria. Che non fosse un tragico incidente né una morte naturale era stato chiaro fin da quando gli uomini in divisa si erano precipitati nella contrada sulla strada che conduce a Oria, seguendo la segnalazione di un ciclista che aveva scoperto per caso il corpo del ragazzo, accoltellato, picchiato e gettato nel dirupo.

Un giallo “risolto” secondo gli inquirenti che, alle prime luci dell’alba, hanno svelato i volti e i nomi dei tre presunti assassini, ragazzi anche loro. Uno ha 20 anni, gli altri due 23 e sono stati fermati con accuse pesanti: concorso in omicidio pluriaggravato, con l’aggravante di aver agito con crudeltà e il metodo mafioso. È stato contestato anche il tentativo di soppressione del cadavere perché, dopo l’esecuzione, avrebbero cercato di cancellare le tracce dell’omicidio.

La pista della droga

Le indagini sono partite dal ritrovamento del 21enne in una scarpata, non lontano da un cavalcavia. A parlare erano i segni lasciati sul corpo, soprattutto le ferite compatibili con armi da taglio. Mancava un nome: non c’erano documenti che potessero svelare qualcosa sull’identità di quel cadavere gettato nel dirupo come fosse un sacco della spazzatura. Poi il riconoscimento, il primo tassello che ha permesso agli investigatori di imboccare la strada giusta.

Dal nome, i poliziotti della squadra mobile sono risaliti al fratello, dal quale i tre fermati avrebbero acquistato della cocaina. Ecco la prima pista: secondo quanto ricostruito, Bahtijari era stato mandato a Manduria per il pagamento della fornitura. Accompagnato da due amiche, il ragazzo aveva raggiunto la cittadina messapica per incassare i soldi della partita di cocaina. A raccontare cosa sia accaduto quella sera sono state le immagini di alcune telecamere di videosorveglianza.

L’aggressione in centro e l’esecuzione

Nei frame dei filmati, finiti nelle mani degli uomini in divisa, si nota il giovane in piazza Vittorio Emanuele al volante di una Fiat 500. Qui, nel cuore della cittadina, sarebbe stato avvicinato da due uomini con cui si sarebbe allontanato, inoltrandosi nei vicoli del centro storico. In base a quanto ricostruito, il 21enne sarebbe stato accompagnato in un bar, dove – si ritiene – sarebbe avvenuta la prima violenta aggressione.

A quel punto i tre manduriani hanno caricato in macchina il 21enne, probabilmente già ferito, e hanno raggiunto la periferia del paese. Lontano dalle luci della città, lo hanno fatto scendere dal mezzo (del 20enne) e lo hanno picchiato e colpito con numerose coltellate. Una vera e propria esecuzione, secondo gli inquirenti, una punizione pubblica che ricorda i metodi usati da un noto clan della Sacra Corona Unita. A confermarlo una sorta di rituale, un rito seguito da uno degli degli indagati durante l’aggressione sfociata nel delitto. Il giovane, infatti, avrebbe baciato il tatuaggio con il simbolo del clan.

I tre, a quel punto, avrebbero di nuovo caricato il giovane, ormai agonizzante, sulla stessa vettura, per abbandonarlo sul cavalcavia dove è stato ritrovato. Non solo, per tentare di cancellare le tracce dell’omicidio, avrebbero cercato di distruggere il corpo della vittima e sottraendo con violenza alle due amiche che lo avevano accompagnato (e che, ignare di quanto accaduto, lo attendevano ancora in piazza Vittorio) l’auto con cui aveva raggiunto Manduria.

Il movente del delitto

Quella del mancato pagamento dello stupefacente acquistato dai tre ragazzi di Manduria sembra essere il possibile movente dell’omicidio, ma gli inquirenti non vogliono lasciare nulla al caso e seguono altre piste come quella della vendetta per uno sgarro. Le indagini continueranno per avere un quadro ancora più chiaro.



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