
Non è esclusa la pista satanica dietro al furto della reliquia contenete il sangue di Giovanni Paolo II, avvenuto nella chiesetta di San Pietro della Ienca, vicino L’Aquila. Trafugata anche una croce.
Supposizioni, per ora. Nessuna pista viene lasciata al caso, neppure quella satanica. La notizia del furto della reliquia con il sangue di Papa Giovanni Paolo II, dalla piccolo santuario di San Pietro della Ienca ha scosso non solo i fedeli del posto, molto legati alla figura del pontefice polacco che era solito passeggiare nella zona. Una chiesetta conosciutissima, tanto da essere meta di pellegrinaggio, non solo dall’Abruzzo. Nulla viene lasciato al caso. Né la possibilità che i ladri possano essersi disfatti, una volta compresa l’importante natura, dell’oggetto sacro, né che l’ampolla possa essere rivenduta al mercato dei simulacri religiosi nelle sette sataniche, particolarmente fiorente dove, al di là del valore artistico, questi «simboli» possono valere anche decine di migliaia di euro. Persino l'eventuale richiesta di un riscatto possono rientrare in quest'ottica criminale, considerando il fatto che al mondo sono solo tre le reliquie con il sangue di Sua Santità.
La località dove si trovata il santuario dedicato a papa Wojtyla –che verrà canonizzato il prossimo 27 aprile, insieme a Giovanni XXIII –è setacciata palmo a palmo da oltre cinquanta carabinieri. Per la battuta si è deciso di utilizzare anche cani «cerca persone». Tutti alla ricerca di quel pezzettino di stoffa intrisa di sangue, dopo l’attentato in piazza San Pietro del 1980.
A sostenere la pista satanica è il comitato di volontariato Osservatorio Antiplagio. Il giorno del furto, infatti, coincide con l’inizio del dominio del demone Volac, evocato dal 25 al 29 gennaio, periodo nel quale rientrano anche il ricordo sacrilego e il risvolto satanico dell’olocausto nazista nella Giornata della Memoria, per preparare il capodanno di Satana che si celebra il primo febbraio.