“Calci, pugni, morsi, offese e resistenze di ogni genere ai poliziotti, risultato? Agenti in ospedale con fratture e traumi vari, finestrini della volante in frantumi, e una violenza cieca e assurda che, ormai, è una sconcertante consuetudine nelle nostre strade. Esprimiamo solidarietà ai colleghi rimasti feriti a Lecce dopo la barbara aggressione da parte di un ragazzo e tre giovani donne e cresce, dentro di noi, l’indignazione per uno stato di cose in cui ormai è percepito come normale aggredire e picchiare un poliziotto che svolge il suo lavoro, anche per un banale controllo stradale. Gli appartenenti alle forze di polizia non possono difendersi, non sono tutelati, non possono contare su norme e dotazioni adeguate né su pene certe per chi delinque. E’ ora di cambiare rotta, perché così non si può fare sicurezza”.
Più che rabbia c’è amarezza nel comunicato stampa con cui la Federazione Sindacale di Polizia preannuncia lo sciopero che si terrà il 14 ottobre a Roma quando i poliziotti faranno sentire istanze, bisogni e necessità di uomini e donne che si sentono abbandonati.
Parole dure quelle a cui ricorre Valter Mazzetti, Segretario Generale dell’Fsp Polizia di Stato, dopo la grave aggressione subita l’altra notte a Lecce dall’equipaggio di una volante che, dopo aver fermato un’auto per un controllo, è stato violentemente aggredito dagli occupanti del mezzo il cui conducente è stato trovato senza patente.
L’episodio avvenuto nel capoluogo salentino, nei pressi del Monumento dei Caduti, ha avuto una vasta eco nazionale ed è capitato nel momento in cui cresce forte l’indignazione nelle forze dell’ordine per l’aumento dei casi in cui si registrano aggressioni nei loro confronti senza che ciò diventi un punto all’ordine del giorno dell’impegno politico finalizzato a dare gli adeguati strumenti di difesa e di protezione a chi è chiamato a far rispettare l’ordine pubblico.
“E’ sconcertante – conclude Mazzetti – che ancora siamo al punto di dover ingaggiare uno scontro a mani nude con chi ci aggredisce, avendo come unica alternativa l’arma di ordinanza. Questo, ovviamente, escludendo di riuscire a fermare con la sola forza del pensiero quattro criminali che riescono a mandare i poliziotti in ospedale e devastare un’auto di servizio. Continuare a pretendere da noi che facciamo i miracoli, senza darci neppure il minimo di strumenti e di tutele giuridiche e protocolli seri per lavorare è indegno di un paese civile. Noi non siamo buttafuori da strada ma professionisti della sicurezza”.