“Sono estraneo alla scomparsa di Mauro Romano”: presunto pedofilo interrogato in carcere

Interrogato il 70enne di Taviano arrestato per avere adescato dei ragazzini, costringendoli a soddisfare le sue perversioni sessuali all’interno di un casolare

Nega il proprio coinvolgimento nella scomparsa di Mauro Romano, il bimbo di sei anni sparito da Racale, il lontano 20 giugno 1977. Parliamo del 70enne di Taviano, arrestato nel febbraio scorso per un’altra torbida vicenda, poiché avrebbe adescato dei ragazzini con piccoli regali, costringendoli a soddisfare le sue perversioni sessuali all’interno di un casolare.

Ed oggi, in relazione a questa inchiesta, è stato interrogato, per circa due ore, presso il carcere di Borgo San Nicola. Un ascolto richiesto dal sostituto procuratore Stefania Mininni, dopo l’avviso di conclusione delle indagini preliminari.

Come detto, l’interrogatorio ha riguardato, seppur indirettamente, anche la scomparsa del bambino. Anche perché nei mesi scorsi, dopo la richiesta di riapertura delle indagini invocata dall’avvocato Antonio La Scala (presidente di Gens Nova), legale dei genitori di Mauro Romano, il pm Mininni ha aperto un’inchiesta ed il presunto pedofilo è stato iscritto nel registro degli indagati per omicidio volontario ed occultamento di cadavere.

Assistito dal proprio legale Carlo Portaccio, il 70enne di Taviano ha risposto alle domande del pm. Da quel che trapela sul contenuto dell’interrogatorio, l’anziano avrebbe negato di avere partecipato al rapimento del bambino. E non avrebbe saputo fornire nuove indicazioni sulla vicenda, riguardo il movente e la partecipazione di altre persone. Ha solo ammesso di avere telefonato, all’epoca dei fatti, ai genitori di Mauro, chiedendo loro denaro in cambio di notizie sul figlio di cui si erano perse le tracce. In realtà, avrebbe dichiarato oggi, non sapeva nulla sulla scomparsa del bambino e avrebbe agito solo per denaro. E ricordiamo che venne anche condannato con l’accusa di tentata estorsione.

Le indagini sulla scomparsa di Mauro Romano

Intanto, dopo avere individuato il presunto sequestratore, gli investigatori sono sulle tracce dei fiancheggiatori. Tra cui, il complice dello “zio” con il quale il bambino si allontanò a bordo di un Apecar. Si tratterebbe di una persona che conosceva la famiglia di Mauro. E appare probabile che il bambino possa essere stato tenuto in un casolare nei pressi di Taviano prima di essere venduto a chi commissionò il sequestro, magari all’estero ad una famiglia facoltosa, senza figli.
Anche perché, già all’epoca dei fatti, in località Castelforte furono rinvenuti un batuffolo di ovatta, impregnato di narcotizzante (misteriosamente sparito) e una sorta di giaciglio improvvisato. In quel casolare, Mauro avrebbe trascorso la notte e non si esclude la presenza sul posto di una donna che si sarebbe occupata della sua custodia.

Nuove indicazioni su quanto accaduto quel giorno di giugno, potrebbero venire proprio dal presunto rapitore. L’uomo potrebbe essere sentito dagli inquirenti nelle prossime ore. Invece, il pm Mininni ha sentito Vito Paolo Troisi, detenuto nel carcere Opera di Milano. Sembrerebbe che Troisi facesse parte del gruppo di amici con cui Mauro giocava da bambino, anche se inizialmente dichiarò di non ricordare molto di quel tragico giorno.

L’inchiesta di pedopornografia

Il 70enne di Taviano, nel corso dell’interrogatorio odierno, si è difeso dalle gravi accuse di pedofilia e pedopornografia che gli vengono contestate nell’altra inchiesta e per le quali si trova dietro le sbarre.

L’anziano, pur fornendo indicazioni sul luogo, un casolare di Taviano, in cui avvenivano gli incontri con i ragazzi, ha negato di avere abusato di loro. Secondo l’accusa, invece, sarebbero cinque le vittime di abusi sessuali. L’anziano, come sostenuto dal gip Giulia Proto nell’ordinanza di arresto, forniva loro uno “spazio” dove giocare a carte, mangiare pizze e panini, fumare sigarette, facendo leva sul loro sentimento di aggregazione. E in cambio chiedeva un prezzo assai alto, al quale le vittime non erano in grado di opporsi. Difatti, come emerso nel corso delle indagini, il tavianese li avrebbe condotti presso un casolare e al suo interno avrebbe compiuto nei loro confronti atti sessuali.

Non solo, perché è stato trovato in possesso di materiale pedopornografico. Nel corso dell’udienza di convalida dell’arresto, il 70enne tavianese scelse la via del silenzio, avvalendosi della facoltà di non rispondere.

Nelle prossime settimane, dopo l’interrogatorio di questa mattina, la Procura potrebbe chiedere il rinvio a giudizio dell’uomo. A quel punto, l’avvocato Carlo Portaccio, potrebbe avanzare una richiesta di rito alternativo (consente lo sconto di pena di un terzo). Non solo, la difesa chiederà presumibilmente, in sede di udienza, una perizia psichiatrica al giudice per accertare se il 70enne sia capace d’intendere e di volere e di stare in giudizio in vista di un processo.



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