Roberta Martucci, scomparsa o uccisa e nascosta? La Procura chiede l’archiviazione

Sembrava vicino ad una svolta il caso della scomparsa di Roberta Martucci, ma la Procura di Lecce ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta. Ora la parola passa al Gip

Rischia di finire di nuovo chiuso in un cassetto il caso della scomparsa di Roberta Martucci, su cui è calato il silenzio in una calda serata di fine estate, quando la 28enne lasciò alle spalle la sua abitazione di Torre San Giovanni, nella marina di Ugento, per raggiungere Gallipoli, dove aveva appuntamento con le amiche. Il Procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone ha chiesto l’archiviazione del fascicolo finito ora nelle mani del Giudice per le indagini preliminari, Marcello Rizzo che dovrà decidere se ci siano i presupposti per continuare a cercare altri pezzi per ricostruire il giallo che dura ormai da quel 20 agosto 1999.

La pista che aveva acceso i riflettori su un uomo vicino alla famiglia, iscritto sul registro degli indagati con le accuse di omicidio volontario e occultamento di cadavere, potrebbe concludersi in un vicolo cieco, senza dare quelle risposte cercate da tempo. È il nome scritto nero su bianco nelle 17 pagine di esposto depositato dall’avvocato Fabrizio Ferilli per conto di Lorella, una delle sorelle di Roberta, sulla base delle conclusioni raggiunte dalle criminologhe Roberta Bruzzone e Isabel Martina.

Dietro la scomparsa della 28enne non ci sarebbero le amicizie ‘chiacchierate’, né i festini a base di sesso e droga, ma un segreto tenuto nascosto e legato ad un uomo che fa parte della cerchia familiare che avrebbe ucciso Roberta, nascondendo il suo corpo per sempre. Un parente che conosceva molto bene la ragazza e che avrebbe molestato la sorella Sabrina che, ai microfoni della trasmissione televisiva «Chi l’ha visto?», aveva raccontato quelle attenzioni “particolari”.

I tentativi di depistaggio

Nelle pagine, avvocato e criminologhe hanno approfondito anche i tentativi di depistare le indagini che l’uomo avrebbe architettato “per paura di essere scoperto”. C’è il mistero dell’auto, la Fiat Uno, ritrovata, qualche giorno dopo la scomparsa di Roberta, in una piazzetta di Gallipoli. Senza chiavi e senza libretto e, nonostante ciò, demolita regolarmente dopo il dissequestro. C’è poi il «giallo» del prelievo di 500mila lire con il Bancomat di Roberta dieci giorni dopo la sua scomparsa. E del fax inviato per far sapere alla Procura che la 28enne era morta e che bisognava indagare sulle due amiche con le quale si sarebbe dovuta incontrare quella sera di fine estate.

L’ultima parola spetterà al Gip.



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