Scontro tra treni alla stazione di Galugnano, quattro indagati. Anche due dirigenti di Ferrovie Sud Est

La Procura di Lecce ha chiuso l’inchiesta sull’incidente, avvenuto il 13 giugno del 2017 che provocò circa 20 feriti e tanta paura.

Un incidente dovuto non soltanto ad un errore umano, ma anche ad un’inadeguata formazione del personale. È quanto sostiene la Procura di Lecce che ha chiuso l’inchiesta sullo scontro, avvenuto il 13 giugno del 2017, tra due treni delle Ferrovie Sud Est. L’incidente verificatosi sul binario unico Lecce-Zollino, all’altezza di Galugnano, provocò circa 20 feriti, tra passeggeri e personale di Fse, e tanta paura.

Sono quattro le persone indagate, a seguito dell’avviso di conclusione. Si tratta di: Rosario Rosato, 59enne di Lizzanello, macchinista; Lucio Curci, 55 anni di Foggia, in qualità di Business Unit Trasporto Ferroviario Ferrovie Sud Est e Luigi Albanese, 63 anni, originario di Lecce ma residente a Triggiano, Direttore del Trasporto Ferroviario Ferrovie Sud Est; Massimo Quarta, 53 anni di Monteroni, capotreno.

Rispondono delle ipotesi di reato di: disastro ferroviario colposo, delitti colposi di danno, cooperazione nel delitto colposo.

Le indagini

Erano le 17.10 circa, quando il treno TVAT 554 proveniente da Zollino e diretto a Lecce, entrava nella stazione di Galugnano e si arrestava sul binario 1. Appena cinque minuti dopo, alle 17:15, sarebbe avvenuta la collisione con il TVAT 549, proveniente da Lecce ma diretto a Gallipoli.

Secondo quanto sostenuto dal pm, i quattro indagati “con condotte colpose attive ed omissive in parte indipendenti e in parte cooperando tra loro…cagionavano un disastro ferroviario”. Il mezzo effettuava un’operazione di sfrenatura del carrello posteriore della motrice su richiesta del macchinista. Nonostante ciò, il convoglio si metteva in movimento anche a causa della pendenza della linea ferroviaria, uscendo dalla stazione.

In base a quanto ricostruito dagli inquirenti, l’incidente si sarebbe verificato, per una serie di concause. Rosato il macchinista alla guida del treno TVAT 554, sfrenava i freni del carrello anteriore dell’automotrice. Intanto Quarta, capotreno, scendeva di Galugnano. A quel punto, sarebbe finito addosso all’altro treno che giungeva in stazione in quel momento e si arrestava al segnale di protezione, in attesa di ricevere via libera. Non solo, poiché il macchinista di questo convoglio accortosi della situazione, arretrava a marcia indietro per ridurre gli effetti dell’impatto.

Il pm ritiene che il macchinista Rosato avrebbe omesso di serrare correttamente il freno di stazionamento. Inoltre, non sarebbe rimasto a bordo del treno per effettuare la sfrenatura, con l’uso del tirantino delle valvole di scarico dei serbatoi. Infine, una volta accortosi che si muoveva, non avrebbe eseguito le possibili manovre di emergenza per fermare il mezzo ed evitare l’impatto.

Invece, secondo la Procura, il capotreno Quarta, cooperando colposamente con Rosato, avrebbe eseguito una completa sfrenatura del treno su un tratto in pendenza.

Infine, Curci ed Albanese, dirigenti di Fse, avrebbero omesso di prevedere alcuna norma organica relativa all’uso della sfrenatura, mediante i tirantini delle valvole di scarico del serbatoio di comando e ausiliario. Tale operazione, ritenuta particolarmente pericolosa perché capace di eliminare temporaneamente la funzionalità del freno pneumatico, avrebbe necessitato una corretta formazione del personale di macchina, anche in relazione alle eventuali manovre di emergenza.

Decisive, al fine dell’accertamento delle presunte responsabilità, le indagini condotte dagli agenti della Polfer e la consulenza tecnica dell’ingegnere Antonio Vernaleone.



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