Trovati telefonini e droga a “Borgo San Nicola, il Sappe lancia l’allarme: “A quando esplosivo e mitragliatrici?”

Gli agenti hanno rinvenuto all’interno della cella di un detenuto 18 cellulari e la sostanza stupefacente. Sarebbero stati usati i droni per introdurli

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L’importante ed ennesimo sequestro sarebbe avvenuto nella giornata di ieri, quando, gli agenti penitenziari del carcere di “Borgo San Nicola” a Lecce, dopo un lavoro investigativo accurato e certosino, sono riusciti a scoprire 18 telefonini e droga, ben occultati all’interno della stanza di un detenuto, che li avrebbe ceduti ad altri reclusi ristretti nella sezione.

A dare notizia di questo ritrovamento è i Sappe, il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Puglia. Il ritrovamento segue di qualche giorno quelli avvenuti a Taranto, Foggia, Bari e Trani.

“Riteniamo che questo aumento consistente di introduzione di materiale vietato in carcere sia stato agevolato dallo sviluppo della tecnologia, parliamo dei droni.

Infatti, questo è il metodo migliore per far entrare direttamente nelle stanze, senza rischiare quasi nulla, ciò che si vuole, poiché, i muri di cinta sono sguarniti per mancanza di personale e gli impianti di allarme antiintrusione praticamente non funzionanti”, ha affermato il Segretario Nazionale del Sindacato Federico Pilagatti.

“Vogliamo anche dire – prosegue – che dell’utilizzo dei droni se ne parla da tempo, ma la certezza si è avuta quando queste apparecchiature state rinvenute dopo essere cadute all’esterno del carcere di Taranto.

Eppure sono anni che il Sappe denuncia il fatto che i detenuti governano i loro affari dagli istituti di pena, utilizzando i cellulari che arrivano copiosi grazie anche alla tecnologia dei droni, ma tutto è stato inutile.

Abbiamo chiesto più volte ai responsabili del Dap di intervenire per contrastare questi atti criminali, utilizzando apparecchiature elettroniche (Jammer), capaci di bloccare l’uso dei telefonini, oppure disturbare il volo dei droni, ma a tutt’oggi nulla è cambiato.

Vorremmo capire il perché lo Stato non si voglia riappropriare della gestione delle carceri lasciandole in mano ai reclusi che fanno ciò che vogliono approfittando della delegittimazione della Polizia Penitenziaria che è stato prima ridotta negli organici e poi umiliata.

Ci aspettavano dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dopo il suo discorso di insediamento, un cambiamento che purtroppo non c’è stato.

A questo punto la domanda è: quando insieme ai telefoni e alla droga entreranno negli istituti di pena, tra il disinteresse generale, esplosivo, pistole e mitragliatrici, tanto da far diventare le carceri italiane come quelle di alcuni paesi del Sudamerica?

Se è questo che vogliono le istituzioni italiane – conclude – saranno presto accontentate, però sappiano che poi non si dovranno scaricare le colpe sul personale, così come accade ora”.



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