Esercizio commerciale del Basso Salento nelle mani della criminalità, scatta il sequestro della Gdf

Le indagini a opera dei militari del Gico. Il decreto di sequestro a carico di una persona di nazionalità albanese ritenuta socialmente pericolosa, dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti.

Dopo il duro colpo inferto al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, lo scorso 15 giugno, nel quale sono stati sequestrati oltre 350 kg di marijuana e finite in manette quattro persone, oggi, una nuova operazione delle Fiamme Gialle del Comando provinciale di Lecce, ha portato al sequestro di un’attività commerciale in odor di mafia.

Dalla mattinata di oggi, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Lecce, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo, sono impegnati in un’operazione antimafia nella provincia di Lecce, in esecuzione di un decreto di sequestro, ai sensi del Codice Antimafia, richiesto dai magistrati della Dda ed emesso dalla Prima Sezione Penale del Tribunale di Lecce, a carico di una persona ritenuta socialmente pericolosa, dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti.

Le indagini, condotte dai finanzieri del Gico – agli ordini del Maggiore Antonio Martina – del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Lecce, hanno dimostrato la riconducibilità a una persona di nazionalità albanese, pressoché priva di reddito, di un’attività commerciale per la somministrazione di bevande, nello specifico si tratta di un bar, con sede a Taviano.

Dalle verifiche poste in essere dagli uomini di “Piazzetta dei Peruzzi”, è risultato come il nucleo familiare dell’uomo S.S., 29enne, già condannato ex art. 73 del Dpr nr. 309 del 1990 (Produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope), attualmente ristretto ai domiciliari,  sia stato interessato nel tempo da un flusso di denaro (partendo dalle spese relative all’avviamento dell’attività economica: costituzione, notaio, strumenti, materiali, locazioni), che non ha trovato alcuna corrispondenza nei redditi dichiarati, neppure sufficienti al sostentamento personale e che, pertanto, non può trovare altra giustificazione, se non come risultato di un’attività di reimpiego dei proventi dell’attività criminale, svolta abitualmente dal cittadino albanese.

Significativo in tal senso è stato il risultato di una perquisizione eseguita dai finanzieri del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata, dove all’interno dell’attività sono stati rinvenuti oltre 90mila euro in contanti, somma evidentemente non riconducibile all’esercizio commerciale.

Il Tribunale di Lecce, in considerazione del fatto che i beni costituiscono il prodotto delle attività illecite poste in essere dall’uomo nel corso degli anni, valutata la palese “sproporzione” tra le risorse reddituali (sue e dei suoi congiunti) e il compendio patrimoniale e accertato il suo continuo coinvolgimento in attività illecite produttive di reddito, ha disposto il sequestro di 2 conti correnti bancari e dell’attività commerciale, il cui valore complessivo è stato stimato in oltre 250mila euro.

La misura messa in atto è stata effettuata ai sensi dell’art. 20 del D.Lgs. 159/2011 (Codice Antimafia) che prevede il sequestro, finalizzato alla confisca, dei beni riconducibili a quei soggetti caratterizzati da un’alta pericolosità sociale poiché ritenuti vicini ad ambienti malavitosi.



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