I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Lecce – agli ordini del Tenente Colonnello Giulio Leo – hanno dato esecuzione a un provvedimento di sequestro preventivo emesso dal Giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Lecce, per una truffa aggravata riguardante l’erogazione di contributi pubblici ai danni dello Stato e dell’Unione Europea, messa in atto da un imprenditore di Galatina.
I fatti
Le indagini, avviate nel 2022, dalle Fiamme Gialle hanno riguardato la percezione indebita di “aiuti pubblici” alle imprese, connessi ai progetti di efficientamento energetico destinati agli Enti locali attraverso il sistema dell’emissione e/o ottenimento dei “titoli di efficienza energetica” o, più comunemente, chiamati “Certificati Bianchi”, ottenuti dal Gestore nazionale dei Servizi Energetici, dalla cui “cartolarizzazione” e conseguente vendita sul mercato, le aziende nazionali acquisiscono di fatto sovvenzioni – sotto forma di “ricavi” – per aver contribuito alla riduzione dell’impatto delle emissioni inquinanti sul territorio nazionale.
L’attività, nata come controllo amministrativo, si è svolta selezionando diverse decine di progetti\lavori di efficientamento energetico, comunicati e registrati sulla piattaforma digitale dalla società controllata con riferimento a diversi Comuni, sparsi prevalentemente nel Sud-Italia e presentati come realizzati al Gestore dei Servizi Energetici. All’esito dell’attività, svolta dai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Lecce, gli interventi si sono rivelati verosimilmente in larga parte simulati, avendo gli Enti Locali interessati disconosciuto ogni concreto ed effettivo intervento sul suolo comunale di competenza.
Ciò ha consentito, quindi, di porre all’attenzione della Procura della Repubblica un’ipotesi di reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, avendo la società ricevuto circa 11 mila “certificati bianchi”, i quali, successivamente ceduti sul mercato delle transazioni bilaterali, hanno consentito di realizzare un provento illecito di quasi due milioni e 500mila.
All’esito delle indagini, il Gip, su richiesta del Pubblico Ministero titolare dell’inchiesta, ha disposto l’applicazione della misura cautelare patrimoniale del sequestro nei confronti del rappresentante legale della cifra, quale profitto del reato. L’azione di servizio, svolta in stretta sinergia con l’Autorità Giudiziaria, testimonia il perdurante impegno della Guardia di Finanza a presidio della sicurezza economico-finanziaria del Paese e nel contrasto delle condotte mirate a depauperare indebitamente le casse dello Stato.
Il procedimento penale, naturalmente, si trova ancora nella fase delle indagini preliminari e che la responsabilità degli indagati sarà definitivamente accertata solo in caso di intervento di una sentenza irrevocabile di condanna.