La storia del sequestro di Fabrizio De André e Dori Ghezzi, dal rapimento a ‘Hotel Supramonte’

Era il 27 agosto 1979 quando Fabrizio De Andrè e Dori Ghezzi furono rapiti nella loro casa in Sardegna. La prigionia durò quasi quattro mesi

Il 1979 non è stato un anno facile per la Sardegna. L’anonima sequestri, scatenata, aveva nelle sue mani 10 preziosi ostaggi. Otto rapimenti in un estate tremenda che avevano spinto un’altra mano, quella di Giorgio Forattini, a disegnare la storica vignetta in cui raffigurava l’isola come un orecchio mozzato, sanguinante. Il 28 agosto, nelle redazioni dei giornali, mentre autorevoli commentatori si dicevano convinti che soltanto l’intervento dell’esercito potesse ripristinare la legalità, giunse una chiamata. Forse – azzarda un cronista – hanno liberato qualcuno, ma la voce al telefono sussurra: «Vai all’Agnata».

Fabrizio De André e le terre in Sardegna

L’Agnata era il buen retiro di Fabrizio De André. Il cantautore genovese durante un viaggio a Portobello di Gallura, un lembo di terra all’epoca lontano dalla mondanità, era rimasto colpito da quello che chiamava mal dei sardi. Affascinato dal mistero di una delle isole più belle del Mediterraneo, lasciò la sua Genova per trasferirsi, assieme alla compagna Dori Ghezzi, nelle campagne di Tempio Pausania, dove aveva tre appezzamenti di terra: Donna Maria, Tanca Manna e l’Agnata. Lì aveva recuperato e restaurato un vecchio stazzo che aveva trasformato in fattoria. Un posto di cui Faber andava orgoglioso.

In un’intervista raccontò che si trattava di che si trattava di un luogo dove aveva speso tutti i soldi che era riuscito a risparmiare, dove lavorava con le sue mani la terra che, un giorno, avrebbe lasciato ai suoi figli. Un fallimento, disse, dal punto di vista economico, ma dove si “guadagnava” in salute e serenità, nonostante la fatica.

«Questo luogo è una magia, dà tanta gioia per l’anima, anche quando torni a casa distrutto dalla stanchezza. Ti appaga e non lascia spazio alle inquietudini. Vivere questa dimensione è il modo più semplice ma anche il più profondo di vivere questa terra».

Il sequestro di Fabrizio De Andrè e Dori Ghezzi

Non era stato liberato nessuno. Era stato sequestrato Fabrizio De Andrè. Quando i rapitori decisero di entrare in azione dopo giorni di appostamenti, nascosti tra i cespugli, Faber e la compagna Dori erano da soli in casa. L’orologio aveva da poco segnato le 23.00 quando la cantante si ritrovò faccia a faccia con due uomini armati e con il volto coperto. Un terzo puntava il fucile contro Fabrizio. I due furono costretti a salire su una Citroen Diane 6, targata MI. Direzione sconosciuta.

Dopo ore di ‘auto’ furono consegnati ad un complice che li condusse al primo nascondiglio, tra le montagne. Passarono qui una settimana mentre la notizia del rapimento occupava le prime pagine dei giornali. Tra trattative – si disse che i rapitori avevano chiesto un riscatto di 2 miliardi di lire – soffiate e appelli passarono mesi.

Fabrizio De Andrè e Dori Ghezzi avevano imparato, con il tempo, a conoscere i loro rapitori, senza aver mai visto il loro volto. C’era il rospo, per via della sua voce gracchiante, corrosa da decine di sigarette al giorno, e l’avvocato perché comunicava in italiano corretto e forbito e si esprimeva in modo calmo e gentile. Fu lui, uno dei banditi, a raccomandare ai custodi di trattare bene i prigionieri.

Le trattative e il rilascio

Le trattative andarono avanti a lungo. Alla fine, il riscatto venne fissato a 550 milioni di lire e pagato, consentendo la liberazione degli ostaggi- Altri 50 milioni sarebbero dovuti essere consegnati in un secondo momento, impegno che fu onorato da De André. Alle 23.00 del 20 dicembre, a pochi chilometri da Alà dei Sardi, fu rilasciata Dori Ghezzi. Alle 21.00 del 21 dicembre, invece, fu liberato Fabrizio. Erano passati 117 giorni dal sequestro.

Il cantautore genovese chiamerà il luogo di prigionia Hotel Supramonte e così lo canterà nella traccia numero cinque del decimo album, “L’Indiano”. Sebbene il massiccio del Supramonte sia effettivamente stato il nascondiglio di molti famosi criminali sardi, De André e la Ghezzi (che si sposarono poi nel 1989, dopo 15 anni di fidanzamento) non furono mai tenuti prigionieri in quel luogo.

Alla fine la banda fu catturata e condannata. Nel 1985 Dori e Fabrizio firmano la domanda di grazia,[1] presentata al Presidente della Repubblica, presentata Salvatore Vargiu, il vivandiere del gruppo.



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