All’interno di alcuni recipienti in vetroresina c’erano 1.440 chili di olio di oliva. Tutti finiti sotto sequestro amministrativo dai carabinieri del Nipaaf di Lecce, il Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale.
È accaduto a Racale, dove è finito nei guai un 49enne del posto accusato di non aver rispettato la normativa relativa alla tracciabilità del prodotto alimentare e commercializzazione dell’olio di oliva.
Gli uomini in divisa, durante il controllo, non hanno trovato la documentazione amministrativa che “giustificava” la provenienza dell’oro verde, sempre più prezioso anche per il Salento visti i ‘problemi’ che l’olivicoltura locale sta attraversando tra xylella fastidiosa e gelate. Come se non bastasse, l’olio era conservato in un locale seminterrato con scarsa aerazione, in condizioni igienico-sanitarie pessime per l’importante presenza di blatte, millepiedi, escrementi di topo e ragnatele.
Non solo i contenitori non avevano la necessaria etichettatura prevista per legge, rendendo impossibile risalire alla natura del prodotto, lotto di produzione e provenienza, ma non avevano coperchi idonei, con la conseguente possibilità di contaminazione del prodotto con l’ambiente esterno, entrando in contatto anche con parassiti e insetti di vario genere.
