Tentato omicidio plurimo aggravato e detenzione e porto illegale di armi da guerra. Sono queste le accuse contestate a Ibrahim Rudi, il 21enne di origini albanesi che, all’alba di ieri, ha premuto il grilletto contro la ex fidanzata che si trovava in via Kennedy in compagnia della sorella e di altri amici. L’intento, come si legge nel decreto di fermo firmato dal Sostituto Procuratore Maria Consolata Moschettini, era quello di uccidere lei o chiunque le stesse vicino, “scaricando” contro di loro 18 i colpi che si sono conficcati nel muro di un condominio che si affaccia sulla strada nel centro storico di Gallipoli senza ferire nessuno.
Il racconto di quegli attimi
Grazie alla testimonianza della sorella della ragazza, legata sentimentalmente all’aggressore fino a poco tempo fa, gli uomini in divisa sono riusciti a chiudere il cerchio. «Ho cominciato a gridare dicendo che era armato per dare modo a tutti di scappare e lui ha cominciato a sparare a raffica verso tutti noi. Il rumore della pistola era molto strano e, a quanto ho capito, era una mitragliatrice. Posso dedurre che l’arma fosse già carica perché non ho sentito alcun rumore riferibile al caricamento. I colpi erano tanti ed erano diretti nei confronti di tutto il gruppo, ad altezza uomo. Dopo aver sparato è scappato verso l’Arco con un suo amico».
Drammatiche anche le parole di un’amica: «Quando all’improvviso ho udito gli spari provenire dalla strada mi sono messa a correre per cercare un riparo e ho visto l’ex della mia amica che aveva un’arma in mano e sparava». Una sequenza immortalata nei filmati delle telecamere di videosorveglianza, finiti sul tavolo degli uomini in divisa che hanno cercato nei frame il volto dell’aggressore, già descritto dai testimoni.
Un altro pezzo per completare il quadro era il movente. Era chiaro, a quel punto, che il motivo di quella follia andava ricercato nel rapporto travagliato tra il 21enne e la ex fidanzata che aveva deciso di chiudere la relazione, esasperata dalle continue scenate di gelosia. Liti che spesso sfociavano in comportamenti aggressivi e minacciosi.
L’auto abbandonata e i vestiti bruciati
Rudi aveva le ore contate, ricercato com’era da tutte le pattuglie. E così è stato, nonostante i tentativi di far perdere le sue tracce: prima abbandonando l’auto, poi cercando di bruciare gli indumenti indossati durante il raid che, fortunatamente, non si è concluso in tragedia. Il cappellino che indossava, ad esempio, è stato ritrovato in una carriola non lontano dalla vettura grigia ritrovata nelle campagne di Villa Convento, nella stessa zona agganciata dalle celle telefoniche del cellulare del 21enne e del suo complice finito nei guai per favoreggiamento insieme ad un’altra persona.
Per Rudi, accusato di tentato omicidio plurimo con l’aggravante di aver agito con premeditazione e contro una persona a lui legata da una relazione sentimentale cessata, si sono aperte le porte del Carcere di Lecce. Difeso dall’avvocato Simone Viva comparirà, nei prossimi giorni, davanti al Gip per l’Udienza di Convalida del fermo.