Il ricovero di Marco Barba, ex pentito della Sacra Corona Unita, al Policlinico di Bari era programmato. Doveva effettuare un intervento e, per questo lunedì pomeriggio, aveva lasciato il Carcere, dove dovrà rimanere fino al 2047, quando avrà chiuso i suoi conti con la giustizia.
Nel cuore della notte, mentre si trovava nel suo letto del reparto di chirurgia toracica dove era piantonato da due agenti della Polizia Penitenziaria, è successa una cosa “inaspettata”. Approfittando di una finestra aperta, il 45enne di Gallipoli è saltato giù, si è lanciato su un terrazzino sottostante, procurandosi una frattura ad una gamba.
Era da poco passata mezzanotte quando è scattato l’allarme. “U Tannatu”, volto noto alla cronaca locale, è stato prontamente bloccato e pare si sia giustificato con gli agenti dicendo che voleva suicidarsi. Insomma, ha detto che la sua intenzione era quella di togliersi la vita.
A raccontare l’accaduto è stato il Sappe, il sindacato di Polizia Penitenziaria, secondo cui episodi simili dovrebbero servire ad accendere i riflettori su una situazione, diventata ormai insostenibile. «Quanto accaduto dovrebbe far riflettere – si legge in una nota – su una situazione pronta a scoppiare in qualsiasi momento». E quando la ‘bomba ad orologeria’ sarà esplosa – continua il sindacato – potrebbe «coinvolgere anche innocenti cittadini che hanno la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato, nel momento ancora più sbagliato».
Il pensiero non può che andare a due anni fa, quando fu un altro volto noto a guadagnarsi la libertà approfittando della ‘visita’ all’Ospedale “Vito Fazzi” di Lecce. Impossibile, infatti, dimenticare la rocambolesca fuga di Fabio Perrone.
«Fino a quando il coraggio, la professionalità e l’umanità di alcuni poliziotti potranno risolvere eventi critici o evitare il peggio?» è la domanda. Non solo, il Sappe vuole anche denunciare il turismo carcerario, come è stato soprannominato.
«Fermo restando che i detenuti devono essere curati con la massima attenzione nel rispetto delle leggi, anche di quelle che prevedono il ricorso a strutture esterne come estrema ratio, non si può negare la disinvoltura” con cui i detenuti verrebbero inviati presso le strutture esterne ospedaliere per gravissimi motivi di salute che poi tanto gravi non si rivelano, considerato che dopo un breve passaggio al pronto soccorso, rientrerebbero in carcere più pimpanti di prima» ha scritto il segretario Pelagatti che sembra non credere alla tesi di Barba del suicidio, vista la sua “caratura criminale”.
