03.36, la terra trema e sbriciola case e vite. L’orologio di Amatrice segna l’ora del dolore

Alle 3.36 del 24 agosto 2016 un terremoto di magnitudo 6 devasta il centro Italia e lascia dietro di sé centinata di morti, migliaia di sfollati e borghi distrutti

La notte del 24 agosto 2016 l’orologio dell’antico campanile della Torre Civica di Amatrice è rimasto fermo alle 3.36. Le lancette immobili indicavano il momento della prima, violentissima, scossa di terremoto che ha distrutto il cuore dell’Italia e il resto del Paese che, una volta aperti gli occhi, è rimasto impietrito davanti a quelle immagini di morte e disperazione, quella impressa sui volti della gente per strada che aveva perso tutto, ma che avrebbe trovato il coraggio di reagire e di rialzarsi.

Tanti scatti di quel giorno terribile sono diventati il simbolo di una tragedia in cui hanno perso la vita quasi 300 persone. Un bilancio gravissimo. Una donna, accasciata tra le macerie, era stata soprannominata la «pietà di Amatrice», come la celebre opera di Michelangelo. Tutti hanno letto sul suo viso i sentimenti di chi miracolosamente è riuscito a sfuggire alla morte, ma che è costretto a guardare le rovine che la scossa di magnitudo 6 ha lasciato dietro di sé. Lo scatto dal fotografo dell’agenzia Reuters Emiliano Grillotti era diventato virale, quella dolore silenzioso era diventato sui social network lo specchio di un’Italia che soffre.

La terra aveva tremato, non per 142 secondi, ma abbastanza da lasciare una ferita impossibile da rimarginare. Alcuni paesi non esistono più, ridotti a macerie: Accumoli, Arquata e Pescara del Tronto, ma non c’è stato comune nel raggio di centinaia di chilometri che non abbia contato i danni. La priorità era salvare vite umane, cercare con il lumicino i sopravvissuti. Molti non ce l’hanno fatta. Famiglie, studenti, nonni, figli, nipoti colpiti nel sonno o morti nel tentativo di mettersi al sicuro o di aiutare qualcuno in difficoltà.

La famiglia distrutta dal campanile appena restaurato

Tra le tante storie c’è quella di una famiglia di Accumoli: papà Andrea, mamma Graziella, il piccolo Stefano di 8 anni e Riccardo, 7 mesi appena. Nella conta dolorosa per avere un quadro dei dispersi, i loro nomi mancavano. Poi la scoperta. La loro casa avrebbe retto al terremoto perché era strutturata per resistere alle scosse, ma è stata travolta dal campanile della Chiesa di San Francesco crollato sulla loro abitazione. Qualcuno sente dei lamenti, si scava a mani nude ma alla fine i soccorsi devono arrendersi

Anche il Salento ha pianto per la scomparsa di Marisa Marra, 62enne originaria di Galatina, morta nei crolli insieme alla figlia Alessandra Bonanni e a un nipote David Carfagna.

Paesi rasi al suolo, borghi distrutti, tante, troppe, vite spezzate, e la lunga strada per la ricostruzione che non è ancora conclusa.



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