Torna in libertà Ottavio Narracci, l’ex Direttore Generale della Asl di Lecce arrestato nel dicembre scorso nell’ambito dell’inchiesta “favori e giustizia”.
I giudici in composizione collegiale del Tribunale di Potenza hanno, infatti, accolto l’istanza della difesa che chiedeva la revoca della misura cautelare dei domiciliari. In sostituzione della stessa, è stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per il 60enne di Fasano.
In precedenza, anche il pm aveva espresso parere favorevole alla richiesta presentata dagli avvocati Giangregorio De Pascalis del Foro di Trani e Cesare Placanica del Foro di Roma, a margine della scorsa udienza.
Il collegio sostiene nell’ordinanza che nonostante permangano le esigenze cautelari, le stesse “possono ritenersi attenuate in ragione del completamento dell’esame dei testi” (relativi alla sua posizione processuale). Non solo, anche in virtù “dell’affievolimento del pericolo di reiterazione dei reati (in ragione delle dimissioni dalla carica di Direttore Generale dell’Asl di Lecce) e del comportamento tenuto dal Narracci”.
Le accuse
Secondo l’accusa, Emilio Arnesano si sarebbe impegnato personalmente, quale pm di udienza, in una strategia processuale tesa a fare ottenere l’assoluzione dal reato di peculato a Naracci. L’interessamento del magistrato per la vicenda giudiziaria del Direttore dell’Asl sarebbe avvenuta, secondo il gip, attraverso l’intermediazione degli “amici medici”, tra cui Carlo Siciliano.
I legali di Narracci hanno, invece, sempre sostenuto che non vi fosse alcuna “strategia” condivisa tra Arnesano e Narracci e che il processo si fosse svolto regolarmente.
Il processo “Favori e giustizia”
Sul banco degli imputati compaiono nove persone. Oltre ad Arnesano e Narracci, anche altri dirigenti medici ed avvocati.
Le accuse sono a vario titolo ed in diversa misura: corruzione in atti giudiziari; induzione a dare o promettere utilità a pubblici ufficiali e abuso d’ufficio.
Il processo proseguirà nella giornata di giovedì, quando è previsto l’ascolto, in qualità di testi della Procura, del procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone, dell’avvocatessa Federica Nestola e di alcuni componenti, all’epoca dei fatti, della commissione d’esame per avvocato.
