
È da circa un ventennio che il Mediterraneo è diventato un cimitero di corpi che, tentando di scappare dal proprio paese nella speranza di una vita migliore, trovano invece l’epilogo peggiore, quello della morte. È nella provincia di Crotone che si consuma l’ennesima strage e un barcone con circa 250 persone si schianta sugli scogli provocando una lacerazione che non lascia via di scampo a molti dei naufraghi a bordo, tra cui anche molti bambini.
La questione degli immigrati è ormai un problema che domina nel nostro paese e che, per posizione geografica, è ormai da tempo diventato la ‘terra della speranza’ da raggiungere a tutti i costi per uomini, donne e bambini che scappano dal proprio territorio per non vivere più guerra, povertà e condizioni di miseria. Ma possiamo ancora parlare di una questione espressamente politica? Da una parte chi vorrebbe chiudere le frontiere, dall’altra chi dimostra più apertura e accoglienza pur ammettendo che, di fatto, la situazione potrebbe diventare ingestibile nel momento in cui la clandestinità aumenta.
In realtà, in un ragionamento lucido e imparziale, bisognerebbe chiamare in causa l’Europa, quell’Europa di cui ovviamente anche l’Italia fa parte, ma che ci vede sempre più soli ad affrontare un problema più grande di noi, laddove l’Unione Europea risulta sempre meno unita e sempre più rivolta verso la propria ragion di Stato.
Ma ecco che parlare di politica e peggio ancora di idee di destra e di sinistra appare ormai superfluo e soprattutto terribilmente irrispettoso nel momento in cui la posta in gioco riguarda i diritti che sono la base fondativa della dignità di ogni essere umano e dove una questione così spiccatamente etica e morale, oltre che politica e istituzionale, ci pone dinanzi ad una riflessione: non esistono le nazioni, esiste l’umanità.