Intascò 30mila euro dalla zia benestante malata? Arriva l’assoluzione per il nipote accusato di peculato

In una scorsa udienza, il pubblico ministero aveva invocato la pena di 3 anni ed 8 mesi nei confronti di un 65enne dell’hinterland di Lecce.

Arriva l’assoluzione per un 65enne dell’hinterland di Lecce, accusato di essersi appropriato di circa 30mila euro dalla zia malata e benestante di cui era amministratore di sostegno. Il collegio della seconda sezione penale (presidente Pietro Baffa) ha infatti assolto l’imputato, “perché il fatto non costituisce reato”.

È stata dunque accolta la richiesta di assoluzione avanzata dall’avvocato Luigi Covella, difensore dell’imputato. Il legale, in sede di discussione, ha evidenziato la mancanza dell’elemento psicologico del reato, visto che il proprio assistito ha sempre rendicontato le spese sostenute. Invece, in una scorsa udienza, il pm Massimiliano Carducci aveva invocato la pena di 3 anni ed 8 mesi (con le attenuanti generiche).

Ricordiamo che due nipoti della presunta vittima si erano costituiti parte civile, attraverso gli avvocati Antonio Bolognese e Anna Capone.

L’inchiesta

Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone e condotte dagli uomini della Guardia di Finanza di Lecce, hanno preso il via dalla denuncia di un nipote.

Secondo l’accusa, un altro nipote, nominato, nell’aprile del 2013 amministratore di sostegno per le precarie condizioni di salute della zia (su decisione del Giudice Tutelare del Tribunale) avrebbe intascato per quasi due anni, svariate somme di denaro dai conti correnti intestati alla stessa. Non meno di 30mila euro, come indicato dallo stesso giudice nel provvedimento di esonero dall’incarico. In che maniera? Giustificando tali prelievi con varie spese: alimentari, di ristorazione, rimborso carburanti, prestazioni di assistenza privata e spese legali. La Procura ritiene però che tali somme fossero spropositate e non necessarie al sostentamento ed alla gestione dell’assistita.

L’anziana e benestante signora morì nei primi mesi del 2015. La vicenda prese inizialmente una piega, degna di un libro di Agatha Christie. In seguito al decesso, infatti, il nipote sporse una prima denuncia, chiedendo ai carabinieri della locale stazione di indagare sulle cause, ritenendo la morte della zia, strana ed improvvisa. Infatti, poche ore prima, l’altro nipote era stato esonerato dal ruolo di amministratore di sostegno (con provvedimento del tribunale) per le sue manchevolezze e obbligato a restituire le somme.

Venne quindi disposta l’autopsia che accertò, però, come l’anziana signora fosse morta per cause naturali, escludendo qualsiasi responsabilità da parte dei parenti.

Ad ogni modo, scattarono i primi accertamenti contabili e alcuni mesi dopo il nipote sporse un’altra denuncia. A seguito di una consulenza tecnica disposta dalla Procura, sarebbero così emersi gli ammanchi sospetti sul conto della donna.



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