Uccise in Svizzera il coinquilino strangolandolo. Definitiva la condanna a 24 anni

La Cassazione ha confermato la sentenza della Corte d’Assise d’Appello. Il 49enne originario di Casarano, ma residente a Specchia, rispondeva di omicidio.

La Corte di Cassazione conferma la condanna alla pena di 24 anni di reclusione, per Rocco Pierri, accusato di aver ucciso, strangolandolo, nel lontano 2001, il coinquilino Maurizio D’Amico, all’interno dell’abitazione di quest’ultimo, in una cittadina svizzera.

La decisione è stata emessa dagli “ermellini” nelle scorse ore. La condanna è diventata definitiva, poiché è stato rigettato il ricorso della difesa ed è stata confermata la sentenza della Corte d’Assise d’Appello.

Rocco Pierri, 49enne originario di Casarano, ma residente a Specchia, rispondeva dell’accusa di omicidio ed in primo grado era stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise. In Appello, però, i giudici avevano escluso l’aggravante contestata e nello specifico il collegamento con il furto del bancomat per un presunto debito di droga. Era stata confermata la condanna al risarcimento del danno in separata sede ed al pagamento di una provvisionale di 50mila euro per i familiari della vittima, Maurizio D’Amico, 26enne originario di Serrano (frazione di Carpignano Salentino). Le parti civili sono assistite dagli avvocati Alessandro Stomeo, Salvatore Centonze e Katia Botrugno.

L’imputato è difeso dagli avvocati Tommaso Stefanizzo ed Ester Nemola che già in primo grado avevano invocato l’assoluzione, ritenendo il processo puramente indiziario.

Le indagini

Le indagini sono state condotte dal pm Francesca Miglietta. Rocco Pierri è stato ritenuto responsabile dell’omicidio, avvenuto nella notte tra il 16 ed il 17 settembre del 2001, di Maurizio D’Amico con cui abitava nella cittadina svizzera di Adliswill, in provincia di Zurigo. Pierri, nello specifico, in concorso con un’altra persona non identificata, dopo aver legato ed imbavagliato D’Amico con delle bande adesive lo avrebbe strangolato con una sciarpa intorno al collo, per poi infilarne il capo in una busta di plastica che chiudeva con bande adesive e appiccare il fuoco al letto dove giaceva. L’imputato era accusato di essersi impossessato della carta bancomat del suo coinquilino dopo averlo ucciso, sottraendola dall’appartamento dove abitavano, per poi tentare di prelevare 300 franchi svizzeri da uno sportello bancario.

La polizia elvetica aveva spiccato nei confronti di Pierri un ordine di arresto internazionale, dopo l’esame del DNA, grazie al rinvenimento del suo profilo genetico sugli oggetti usati per commettere il delitto. Fu arrestato in Italia dalla polizia, nel dicembre del 2012, dopo un controllo a Taurisano. Successivamente, Rocco Pierri era tornato in stato di libertà.

In queste ore, come detto, è diventata definitiva, nei suoi confronti, la condanna a 24 anni di reclusione, dopo il pronunciamento della Cassazione.