Vessazioni agli ospiti e ai dipendenti di una comunità psichiatrica? Chieste tre condanne

Le indagini, condotte dai militari della Guardia di Finanza, presero il via da una serie di denunce. I fatti si sarebbero verificati tra il 2013 ed il 2017.

Chieste tre condanne nell’ambito del processo su di una serie di presunti soprusi nei confronti degli ospiti e dei dipendenti di una comunità psichiatrica. La pm Simona Rizzo, al termine della requisitoria dinanzi ai giudici della prima sezione collegiale (presidente Roberto Tanisi, a latere Elena Coppola e Giovanna Piazzalunga), ha invocato la condanna alla pena di 6 anni e 4 mesi di reclusione per Martino Dario Federico, 74enne di Lecce, direttore di una comunità riabilitativa psichiatrica di Taviano e 6 anni per l’amministratrice di fatto, Rosaria Villani, 65 anni di Lecce ed 1 anno e 4 mesi per Roberto Scigliuzzo, 34enne di Gallipoli, dipendente della struttura.

Federico e Villani rispondono dei reati di stalking, maltrattamenti, estorsione. Invece, Federico e Scigliuzzo devono difendersi anche dall’accusa di tentata somministrazione di medicinali guasti.

Sono assistiti dagli avvocati Giuseppe Corleto, Francesco Vergine e Francesco Zacà che discuteranno nella prossima udienza fissata per il mese di aprile del 2023. Subito dopo è prevista la sentenza dei giudici. Due operatori socio sanitari della struttura si sono già costituiti parte civile con l’avvocato Francesco Fasano che ha discusso nelle scorse ore.

Le accuse

Le indagini, condotte dai militari della Guardia di Finanza, presero il via da una serie di denunce. I fatti si sarebbero verificati tra il 2013 ed il 2017.

Secondo l’accusa, Federico e Villani, avrebbero molestato un’operatrice socio sanitaria della struttura riabilitativa, con frasi denigratorie del tipo: “Ma perché non te ne vai? Tu qua vieni a passare il tempo!”. Non solo, imponendole anche turni massacranti. Inoltre avrebbero chiesto a quest’ultima e ad altri operatori la restituzione di parte delle somme ottenute a titolo di retribuzione (mediamente dai 100 ai 300 euro), minacciando di licenziarli.

La Procura ritiene inoltre, che i pazienti fossero costretti a vivere in condizioni igieniche precarie. In più, i due imputati imponevano un regime alimentare inconsistente, negando il consumo di carne e offrendo i medesimi generi alimentari ogni mattina a colazione e trascuravano di tenere sotto stretta osservazione un ospite che si provocava lesioni.

Scigliuzzo e Federico, invece, avrebbero cercato di somministrare agli ospiti della clinica medicinali scaduti conservati vicino ad altre confezioni ancora valide all’interno di un armadietto a cui solo i due imputati potevano accedere.

Ora si attendono gli sviluppi del processo.