L’eradicazione è necessaria. Punto. Non esistono alternative, almeno non secondo l’Unione Europea, il commissario straordinario, Giuseppe Silletti e chiunque –esperto e non – sia convinto che l’unico modo per combattere la Xylella fastidiosa, il batterio invisibile che ha letteralmente condannato a morte molti ulivi nel Salento, sia quello di sradicare le piante infette. Ad una ad una tutti gli alberi malati, quelli che sono stati marchiati con una croce rossa, verranno estirpati. Da lunedì, probabilmente.
Anche Dino Scanavino, presidente nazionale della Cia –Confederazione Italiana Agricoltori – è convinto che per «salvare l'olivicoltura del Salento bisogna sacrificare parte del suo patrimonio per creare un cordone sanitario, chiamiamolo così, attorno a questa fitopatologia». Insomma, non c'è altra strada percorribile per affrontare l'emergenza. «Rifuggiamo dalle soluzioni miracolose, non esistono per problemi di questa portata, e gli agricoltori lo devono capire. Facciamo le eradicazioni – ha detto Scanavino intervenendo alla riunione congiunta presso la Camera di Commercio di Lecce – estirpiamo gli ulivi che dobbiamo e poi affidiamoci anche ai santi, se il caso».
L’eradicazione sarà pur necessaria, ma deve essere l’extema ratio, anche questo deve essere detto. Perché si allarga sempre più lo schieramento di chi è convinto che il complesso del disseccamento rapido dell’ulivo possa essere combattuto con altri sistemi. Uno su tutti Fabio Ingrosso, presidente di Copagri, secondo cui con il semplice utilizzo di prodotti e di molecole biocompatibili si possano aiutare le piante ad aumentare la capacità di resistenza agli agenti patogeni, provando quanto meno a farli “convivere” con il batterio killer senza i suoi effetti devastanti. Ciò potrebbe anche comportare, in un futuro più o meno immediato, la derubricazione della Xylella da patogeno da quarantena cosa che automaticamente eviterebbe il taglio drastico delle piante. Ne sono convinti anche gli agricoltori che non ci stanno a sventolare bandiera bianca dinanzi ad un semplice “sospetto”. Perché questo è il punto cardine: dinanzi al Corido che pur esiste e purtroppo è visibilissimo a tutti (ma le cui cause devono essere ancora accertate) non esistono delle analisi complete che dimostrino scientificamente, dati alla mano, l’effettiva presenza della Xylella.
Ed è su questo punto che l’avvocato Guido Pesce, proprietario di un terreno a Oria (in cui circa una ottantina di alberi sono stati contrassegnati dalla fatidica x rossa) ha incentrato il suo ricorso d’urgenza al Tar in cui chiede testualmente «di conoscere esattamente i risultati delle indagini e prove di laboratorio effettuate sul fondo di sua proprietà; di conoscere quali misure fitosanitarie debbano essere predisposte prima dell’abbattimento; di avere accesso ai verbali di ispezione del fondo del Corpo Forestale dello Stato». Di più «diffida dall’ulteriore ingresso del fondo e dall’abbattimento degli alberi contrassegnati in attesa di conoscere gli atti e se si dovesse stabilire l’abbattimento, chiede di conoscere la motivazione dello stesso e gli allegati su cui si fonda, compreso il parere obbligatorio dell’Ufficio provinciale dell’agricoltura».
Insomma, per difendere i suoi alberi l’avvocato ha deciso di percorrere la strada forse più corta, ma sicuramente quella più efficace: quella giudiziaria. E ha fatto bene se oggi il Tar di Lecce ha accolto il ricorso cautelare, presentato soltanto ieri. Stop alle eradicazioni dunque, almeno fino al 9 aprile. Per quella data, infatti, è prevista la discussione del ricorso con cui il legale, insieme al fratello Giovanni, ha chiesto la sospensione del Piano del commissario straordinario, Giuseppe Silletti.
La decisione, anche se temporanea, rappresenta una prima importante vittoria. Nella difficile partita contro il batterio invisibile, per ora Xylella 0, agricoltori 1.
A commentare per primo la sentenza del Tar che sospende l’eradicazione degli alberi colpiti da Xylella è Luigi Mazzei, consigliere regionale di Forza Italia che ha sempre cercato, fin dai primi focolai, di accendere i riflettori sull’emergenza spesso e volentieri sottovalutata dalle istituzioni «la Regione Puglia ha sbagliato tutto, ancora una volta, a partire dai tempi e dal mancato coinvolgimento del territorio – dichiara il politico calimerese – Io esulterei per un albero che non viene abbattuto per un semplice motivo: non sono a favore del mancato rispetto delle direttive, ma ritengo che siano assolutamente tardive. Chiudiamo il territorio quando ormai la Xylella ha distrutto tutto e si sta espandendo altrove, persino in altre Regioni. È evidente, quindi, che si tratti di misure totalmente superate. Anche i Vigili del Fuoco stanno vivendo un momento di preoccupazione: l'uso massiccio di fitosanitari negli ulivi potrebbero essere, se bruciati durante i frequenti incendi estivi, pericolosi per la loro salute. Tante criticità – conclude Mazzei – che dimostrano una sola cosa: l’incompetenza della Regione Puglia. L'assessore Nardoni, per non uscire troppo male, avrebbe fatto bene a rassegnare le sue dimissioni».