Calcolo degli interessi poco trasparente? La cartella del Fisco è illegittima

Lo hanno stabilito i giudici della Commissione Tributaria di Lecce con la sentenza n. 2433 depositata il 2 settembre. Il ricorso presentato da un’azienda del Basso Salento, rappresentata dall’avvocato Matteo Sances.

La mancanza di trasparenza della cartella esattoriale non consente al contribuente di verificare la correttezza degli interessi applicati che dunque vanno annullati.

È questo il principio affermato dalla Commissione Tributaria Regionale di Lecce con la sentenza n. 2433 depositata il 2 settembre scorso (sentenza è visibile su www.studiolegalesances.it – sez. Documenti).

Nel caso in questione, una società del basso Salento ha impugnato una cartella esattoriale contestando le pretese per una serie di motivi tra cui la mancanza di trasparenza degli interessi applicati dal Fisco per decine di migliaia di euro.

I giudici di primo grado inizialmente hanno rigettato il ricorso ma la società, difesa dall’Avv. Matteo Sances, ha proposto appello ribadendo la palese violazione dei diritti dei contribuenti che hanno tutto il diritto di poter controllare la correttezza dei calcoli effettuati dal Fisco in piena trasparenza.

25 L’avvocato Matteo Sances

In accoglimento del ricorso proposto, i giudici d’appello hanno riconosciuto che  “l’ente impositore nel momento in cui iscrive a ruolo un credito, lo rende esecutivo in una certa data che non sempre coincide con la data di consegna dei carichi iscritti a ruolo, che rappresenta il termine finale per il calcolo degli interessi, così come previsto dall’art. 20 del D.P.R. n. 602/73. Da ciò l’importanza della trasparenza della cartella, per quanto riguarda il calcolo degli interessi, atteso che l’assenza di tale indicazione, oltre che del tasso applicato, non consente al contribuente di verificare il preciso ammontare degli interessi liquidati e quindi di verificare la correttezza del calcolo degli stessi”.

“Siamo soddisfatti che la Commissione Tributaria abbia accolto tale principio che è stato, peraltro, più volte già ribadito anche dalla Suprema Corte (si veda ad esempio Cass. Civ. Sez. VI-V ordinanza 03.05.2018 n. 10481)”, ha affermato l’avvocato Matteo Sances.

Alla luce di quanto sopra esposto, ne deriva che l’Agenzia delle Entrate non può omettere la motivazione degli interessi, l’indicazione del loro calcolo oltre che dei tassi applicati.

Solo rispettando l’obbligo di trasparenza e di motivazione può essere garantito il pieno esercizio dei diritti di difesa del contribuente.



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