Una recente pronuncia del Tribunale di Lecce ha segnato un punto di svolta fondamentale nella complessa materia dei crediti cartolarizzati e della legittimazione all’azione di recupero. Con la sentenza n. 3096/2025, pubblicata lo scorso 3 novembre, il Giudice dr.ssa Maria Paola Sanghez ha stabilito un principio che rafforza in modo significativo la tutela del consumatore debitore, esigendo un onere probatorio più rigoroso in capo alle società che agiscono per il recupero crediti.
L’onere della prova: non più sufficiente l’estratto di Gazzetta Ufficiale
La questione affrontata dal Tribunale è un tema ricorrente nel contenzioso bancario: la cessione del credito. È prassi consolidata che, in caso di mancato adempimento di un finanziamento contratto con una società (poniamo X S.p.A.), il recupero venga avviato da una società terza (poniamo Y S.r.l.), che si è resa cessionaria del credito.
La sentenza 3096/2025 pone ora un freno deciso a questa prassi, stabilendo che, in presenza di più cessioni del credito, il soggetto che agisce per il recupero (il cessionario finale) ha l’obbligo di produrre in giudizio tutti i contratti di cessione del credito che hanno portato il titolo in suo favore. In assenza della documentazione che dimostri l’intera catena di passaggi, l’azione di recupero sarà neutralizzata per mancanza di prova della titolarità del credito.
Come ha chiarito il Tribunale, non sono più sufficienti le prove generiche:
“La prova della titolarità del credito richiede necessariamente la produzione del contratto di cessione contenente i crediti ceduti, non bastando un foglio qualsiasi che riporta la posizione ceduta o le posizioni individuate secondo varie tipologie di crediti. Ne è sufficiente l’estratto della Gazzetta Ufficiale, con il quale è stata data notizia dell’ avvenuta operazione di cartolarizzazione, nel quale non sono fornite indicazioni specifiche, puntuali e dettagliate, per l’individuazione delle singole posizioni cedute, e si rinvia, per relationem, ad altre fonti.”
Vittoria per il consumatore e azzeramento della posizione debitoria
Nel caso specifico, l’assenza di una prova rigorosa della titolarità del credito ha portato all’azzeramento della posizione debitoria del consumatore. Questo risultato sottolinea l’importanza della pronuncia, che impone alle società di recupero di tenere una documentazione chiara e completa per ogni singolo credito.
La difesa del consumatore è stata curata dall’Avv. Daniele Imbò di ADOC Lecce (Associazione per la Difesa e l’Orientamento dei Consumatori), che ha accolto la decisione come un fondamentale passo in avanti per la trasparenza nel mercato dei crediti.
Questa sentenza si configura come un precedente giurisprudenziale di grande impatto, destinato a incidere profondamente sulle strategie processuali delle società di recupero crediti e a offrire ai consumatori uno strumento di difesa essenziale contro azioni infondate o non adeguatamente supportate da prove documentali complete. Il messaggio è chiaro: la legittimazione all’azione non può essere data per scontata, ma deve essere espressamente e completamente dimostrata in ogni suo passaggio.
