Turismo in ginocchio anche nel Salento. Allarme rosso dagli operatori turistici e dagli agenti di viaggio che parlano di una flessione importante, specie nel settore del turismo sociale e scolastico a causa del coronavirus.
“Rischiamo di saltare – commenta Rodolfo Baglivi, titolare di Semar e storico agente di viaggi leccese – il blocco delle gite di istruzione ci ha tagliato le gambe. Dopo aver prenotato voli aerei e alberghi e aver anticipato i pagamenti, adesso rischiamo di perdere tutto per centinaia di migliaia di euro. Le compagnie aeree non rimborsano nulla e per gli alberghi ci sono le penali da pagare, in più molti genitori pretendono la restituzione degli acconti. Pullman fermi – dice Baglivi – nell’ordine del 100 per 100. Non solo non si va in gita al nord Italia o all’estero, ma nemmeno nella stessa provincia di Lecce. Disdette insomma anche in loco. È pura psicosi – conclude l’operatore turistico – se non moriremo per il coronavirus moriremo certamente di fame.”
Gli fa eco Giovanni Serafino, titolare di Serafino Viaggi e già presidente della sezione turismo di Confindustria Lecce, il quale conferma la situazione difficile con previsioni incerte e non proprio incoraggianti. “Siamo fermi – dice Serafino – non abbiamo clamorose disdette, ma in questo clima è chiaro che nessuno pensa alla vacanza, o ad organizzare spostamenti. Saltano le trasferte in ragione di eventi che vengono soppressi o rinviati e principalmente la gente dimostra di essere più preoccupata dei provvedimenti che vengono assunti dalle autorità politico amministrative che non dallo stesso virus. La paura di rimanere bloccati è forte, si preferisce rinunciare al viaggio perché non si sa a quali e quanti disagi si andrà incontro, con il sospetto angosciante di non poter rientrare a casa, o nella propria città”.
Scenari da film di fantascienza insomma, con un crollo dell’appeal turistico di gran lunga maggiore del crollo delle prenotazioni.
È urgente un’inversione di tendenza generale, con tutto il rispetto per il coronavirus. Il rischio è di perdere l’unico segmento in salute dell’economia pugliese e salentina.
