
Gentile Redazione di Leccenews24.it,
sapere di quanti fondi economici avremo a disposizione per affrontare la crisi post Covid-19 è la questione delle questioni. Altrettanto importante è conoscere lo strumento attraverso il quale accederemo a quei fondi. Devo ammettere che la possibilità che si ricorra al MES, da dirigente sindacale, che sempre si è confrontato con il mondo del lavoro e le sue preoccupazioni, mi crea più di qualche pensiero.
Altro che assenza di condizionalità!
Non esiste un MES senza condizioni. Perché se non ci fossero le condizioni, non ci sarebbe il MES.
L’assenza di condizioni per le spese dirette al mondo della sanità in una fase in cui l’emergenza non è più quella sanitaria, come il Governo stesso sembra ci stia dicendo – anche qui con poca chiarezza – la dice lunga sull’utilizzo di quei fondi come incentivo per la ripresa economica che è la vera grande e drammatica sfida dei prossimi mesi, se non dei prossimi anni.
Purtroppo viviamo in un Paese in cui si va avanti per slogan, in cui un Presidente del Consiglio sembra essere investito di poteri che prima non gli erano stati mai riconosciuti, nemmeno in tante sfide complicatissime che l’Italia ha affrontato in questi decenni.
Ma siamo in Italia, dicevo: nessuno legge nulla, nessuno si informa, si avanti solo per frasi fatte o peggio ancora per un criterio di simpatia o antipatia nei confronti di chi sta parlando. Per un criterio di gradevolezza estetica, magari.
Sulla complessità delle questioni, che solo la conoscenza della materia può sviscerare, nessuno dice nulla. Nessuno.

Ho sentito il dovere di scrivervi queste righe perché sono preoccupato. Il ricorso al MES potrebbe essere, infatti, la spinta verso il baratro e non il trampolino di lancio di cui, invece, le nostre imprese e i nostri lavoratori avrebbero tanto bisogno.
Andiamo con ordine, perché l’ordine non guasta mai nelle complessità.
Prima del MES esistevano strumenti temporanei di stabilizzazione finanziaria degli Stati. C’era l’ E.F.S.M. (Meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria) con una capacità massima di prestito pari a 60 miliardi. Questi prestiti non andavano utilizzati in modo indipendente, bensì nell’ambito di un pacchetto di prestiti erogati insieme all’altro strumento transitorio chiamato EFSF (Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria) con una struttura patrimoniale pari a 440 miliardi.
Entrambi questi strumenti erano nati come mezzi temporanei per aiutare i Paesi in difficoltà .
Poi sono stati sostituiti appunto dal MES, che fu pensato, invece, come uno strumento permanente per la stabilità finanziaria dei mercati dell’Area Euro.
Nell’anno 2010, tutto ebbe inizio con la crisi della Grecia. Con la crisi sistemica dei debiti sovrani si pensò perciò di istituire il MES.
Nel luglio 2011, nel Consiglio dell’Unione Europea si raggiunse un accordo che stabilì che l’entrata in vigore del MES anziché nel 2013 fosse anticipata al 2012.
Il trattato che ha istituito il MES, appunto, è stato firmato il 2 febbraio 2012 dagli allora 17 Stati membri della zona euro.
In Italia c’era il famoso o famigerato, ognuno la pensi come vuole – io a tal proposito ho le idee ben chiare – governo tecnico guidato da Mario Monti, quel governo passato alla storia più per le lacrime della professoressa Elsa Fornero e degli Italiani che per altro!
Questa firma era stata possibile dopo che il Consiglio Europeo raggiunse l’accordo non prima di aver adottato la presente decisione: all’art.136 del trattato sul funzionamento dell’Unione Europea venne aggiunto il seguente paragrafo, cioè il comma 3, che cosi recita: ‘Con il MES gli Stati Membri la cui moneta è l’Euro possono istituire un meccanismo di stabilità da attivare per salvaguardare la solidità della zona euro nel suo insieme’.
La concessione di qualsiasi assistenza finanziaria necessaria nell’ambito del meccanismo era ed è soggetta a una rigorosa condizionalità, Grecia docet.
Il MES è stato ratificato in Italia nel luglio del 2012 dal Governo Monti – il professore subentrò a Berlusconi nella doppia veste di presidente del consiglio e ministro dell’Economia – con la legge n. 116 del 23 luglio 2012.
Chi vuole saperne di più consulti gli Atti Parlamentari del Senato della Repubblica – documentazione ovviamente pubblica – nella seduta del 12 luglio 2012 (seduta n.764) e della Camera dei Deputati il 19 luglio 2012 (seduta n. 669).
Si badi bene: esistono due diversi trattati sul MES, uno firmato da Giulio Tremonti nel 2011 – ma mai ratificato dal Parlamento Italiano – e uno, quello di cui parliamo ancora oggi, ratificato e firmato da Mario Monti nel 2012 con la legge n. 116 del 23 luglio 2012; questo trattato amplia ‘sia l’ammontare delle risorse disponibili, sia la tipologia delle operazioni consentite al fondo salva-stati’. È questo un trattato di diritto comunitario, cioè è un accordo vincolante tra i paesi membri dell’U.E.).
Sgombrato il campo da inutili equivoci, entriamo ora nel pieno della questione. Quali soldi abbiamo a disposizione per affrontare la ricostruzione, perché di ricostruzione si tratta, al netto di questo Recovery Fund solo sbandierato ma di cui saremo attenti studiosi.
Il capo dell’Eurogruppo, Mario Centeno, ha detto che hanno deliberato una triplice rete di sicurezza:
1) il PIANO SURE di 100 miliardi, per finanziare il maggior costo sostenuto dagli Stati per la cassa integrazione. Il Sure è una forma indiretta di mutualizzazione, (cioè anticipa il pagamento per poi richiedere il rimborso);
2) la seconda rete è la BEI. La Banca Europea per gli Investimenti eroga prestiti per le imprese e dovrebbe fornire liquidità per 200 miliardi;
3) la terza rete di protezione per gli stati è il MES.
Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte insiste nel dire che il MES non è stato firmato (sic!). Ma di quale firma si parla? Il MES c’è già, il MES esiste già, mica c’è bisogna della firma di Conte.
Il MES nasce per contrastare emergenze economiche, nasce per aiutare i Paesi che hanno perso accesso al mercato. Che significa? Significa che se gli Stati emettono titoli del debito pubblico non vengono comprati dai risparmiatori – pubblici o privati – per mancanza di fiducia. Allora interviene proprio il MES che ti accompagna in questo percorso di risanamento, ma allo stesso tempo ti dice: ‘Ti dico io come devi diventare virtuoso’. E lo fa con un memorandum che viene deciso dalla troika: Commissione Europea, Fondo Monetario Internazionale e BCE – Banca Centrale Europea.
O stiamo forse dicendo che i Greci che lo hanno subito sono stupidi e noi saremmo più intelligenti? Stiamo dicendo questo? O lo stiamo pensando e abbiamo vergogna a dirlo. Bene, allora facciamo bene a non dirlo se la stupidaggine ci sembra così macroscopica.
Ecco, allora. Il Presidente Conte, sempre presente almeno su Facebook nella vita degli Italiani, ci faccia capire bene, ci spieghi. Parli senza pensare che la gente non capisca e non studi.
Il paternalismo sta facendo parecchi danni e non è il caso di aggiungerne altri.
Quali soldi abbiamo per il post Covid-19? Di cosa dobbiamo parlare con le imprese e con i lavoratori?
Parliamo di questo, adesso. Con serietà.
Su tutto quello che è successo da un punto di vista sanitario dalla dichiarazione dello Stato d’Emergenza ad oggi avremo tempo e modo di riparlarne con rispetto per chi non c’è più. Con rispetto, verità e memoria.
Adesso parliamo di chi è rimasto e vorrebbe saper quale sarà il suo futuro. Se c’è, al netto delle belle parole.