Da domani niente lavoro senza green pass. Federaziende: ‘Serve serenità, chiediamo la cassa covid fino a fine anno’

La parola al Segretario Generale Eleno Mazzotta: ‘Ok al lasciapassare verde ma servono chiarimenti per non creare problemi organizzativi alle piccole e medie imprese’.

Dunque ci siamo, nessun lavoratore potrà fare a meno del green pass. A partire da domani 15 ottobre non ci si potrà presentare senza il lasciapassare verde sul posto di lavoro, sia pubblico che privato. Un obbligo che riguarda tutti, sia chi lo dovrà esibire sia chi non potrà esimersi dal doveroso controllo. Sembra essere questo l’ultimo tassello del puzzle messo in campo dal Governo Draghi per combattere la diffusione del covid dopo una campagna vaccinale che ha raggiunto se non ottimi quantomeno buoni risultati ma che evidentemente non è bastata per scongiurare il malessere che serpeggia, a cominciare da quello dei portuali che minacciano di incrociare le braccia.

Il presidente del Consiglio ha chiamato a Palazzo Chigi i segretari di Cgil, Cisl e Uil per mettere a punto una decisione dell’Esecutivo che riguarda oltre 20 milioni di Italiani. Anche in Puglia e nel Salento l’eco di un provvedimento che non ha messo d’accordo tutti. Ne parliamo con Eleno Mazzotta, Segretario Generale di Federaziende.

«Dopo gli enormi sacrifici che tutti insieme abbiamo dovuto affrontare – e mi lasci dire in particolare i titolari di piccole imprese del commercio – è il caso di evitare il rischio di vanificare gli sforzi innestando la retromarcia. È invece il momento di schiacciare il piede sull’acceleratore della ripresa! Questo serve all’economia per evitare ulteriori chiusure delle attività e operare con più sicurezza all’interno delle aziende».

Che giudizio dà delle valutazioni critiche che provengono da molte categorie di lavoratori e di imprenditori?
«Ripeto, Federaziende dà un giudizio positivo sull’estensione della certificazione verde in ambito lavorativo sia pubblico che privato. Tuttavia sarebbe profondamente ingiusto se i costi dei tamponi dovessero ricadere sulle imprese che in tutto questo periodo hanno già dato ampia prova di un eccezionale impegno organizzativo. Per non parlare poi degli investimenti messi in campo dalle aziende per la tutela della salute dei lavoratori in ottemperanza sia ai protocolli sulla sicurezza per contrastare la pandemia che alle linee guida emanate dalle Regioni per le diverse attività economiche».

Cosa dovrebbe mettere il Governo sul piatto della bilancia?
«Dall’Esecutivo ci aspettiamo un’attenta programmazione delle vaccinazioni sulla scorta del testo definitivo del provvedimento che valuteremo attentamente. Andranno certamente vagliati gli aspetti che attengono alla gestione dei controlli e dovranno essere puntualmente verificate le previsioni concernenti l’attivazione di contratti di sostituzione nelle imprese con meno di 15 dipendenti.  Servono dei chiarimenti interpretativi per alleviare i problemi organizzativi delle piccole e medie imprese; nella formulazione attuale va detto che il provvedimento governativo presta il fianco a vari contenziosi. E di tutto abbiamo bisogno tranne che di contenziosi».

Ma oltre a qualche dubbio interpretativo, qual è la richiesta forte che lanciate a Draghi?
«Sebbene dall’estate appena trascorsa siano arrivati segnali incoraggianti e l’impressione, come ha affermato lo stesso Presidente del Consiglio, è quella che si stia marciando verso una direzione in cui il quadro sanitario all’orizzonte sembra destinato finalmente a schiarirsi, tuttavia permangono forti preoccupazioni legate a una ripresa completa che riporti le imprese ai livelli precedenti al covid 19. Per questo chiediamo al Governo di intervenire subito».

Quali settori sono ancora in difficoltà?
«Ci sono interi settori come la ristorazione che più di altri stanno risentendo del crollo registrato a partire dal 2020 e per i quali è più difficile prefigurare, al momento, un recupero ai livelli pre-coronavirus. Anche per questo, in attesa della riforma complessiva degli ammortizzatori sociali, auspichiamo che il Governo intervenga per dare serenità agli imprenditori e ai lavoratori, accompagnando la misura della cassa covid straordinaria al blocco dei licenziamenti. Almeno fino al 31 dicembre».



In questo articolo: