Misure economiche contro il Covid 19. Da schermo a schermo con Roberto Bianchi, esperto di Diritto Tributario

Continua il progetto del Liceo Palmieri di Lecce, oggi Leccenews24.it propone l’intervista al professor Bianchi docente a contratto la “Master in Diritto Tributario” dell’Università Bocconi di Milano, e pubblicista del Sole 24 ore.

2012, l’allora capo della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, viste le criticità dell’eurozona, nel discorso del 26 luglio alla Global Investment Conference di Londra, dichiarò che avrebbe fatto “whatever it takes”, qualsiasi cosa, pur di salvare l’euro e i paesi dell’unione monetaria. La ricetta di Draghi, qualsiasi cosa, ha permesso ai paesi indebitati, tra cui l’Italia, di superare crisi dello spread e frantumazione dell’euro.

2020, un’altra crisi colpisce l’Europa e in particolare l’Italia. L’evoluzione dell’epideREmia da COVID-19 non è prevedibile e l’orizzonte geografico delle conseguenze economiche non è circoscrivibile. È prioritario stabilire sul piano dell’azione di politica economica condotte adattabili agli eventi. Conteranno la durata dell’emergenza sanitaria nei vari paesi, la rapidità, la dimensione e l’efficacia degli interventi di sostegno all’economia.

Abbiamo chiesto un parere a tal proposito a Roberto Bianchi, esperto di Diritto Tributario, docente a contratto del “Master in Dirtitto Tributario” dell’Università Bocconi di Milano e pubblicista del Sole 24 Ore.

Roberto Bianchi

D.: quale dovrebbe essere la ricetta di sostegno totale, “whatever it takes”, all’economia dell’eurozona ed in particolare all’Italia?

R.: La priorità sta nell’immediatezza degli interventi sul piano finanziario. Alla chiusura di aziende, studi professionali, attività commerciali, seguirà un problema di flussi finanziari. Imprese e professionisti continueranno ad avere le necessità solite, ma avranno difficoltà ad incassare a causa del blocco o del rallentamento dei pagamenti. Sul piano fiscale sarebbe necessario consentire alle imprese di assorbire le necessità finanziarie con ricorso straordinario al credito, che non sarà recuperato in tempi brevi, ma che dovrà essere dilazionato, perché al termine della crisi le conseguenze dal punto di vista della gestione dell’economia delle aziende imporranno una ripresa progressiva e non permetteranno di creare flussi finanziari sufficienti per gestire l’ordinario e l’indebitamento”

D.: Cosa fare, dunque?

R.: Il primo intervento potrebbe essere il differimento degli impegni economici attraverso pianificazioni che permettano di spalmarli in un tempo sufficiente a ripartire, garantendo pagamenti dai fornitori e flussi economici necessari perché questa situazione sia assorbita senza comportare la dismissione, la perdita di realtà importanti in Italia. Sarebbe auspicabile, ma difficilmente realizzabile, finanziamenti finalizzati alla capitalizzazione dei soci e delle aziende, con la collaborazione dello Stato, per permettere alle aziende di creare risorse patrimoniali per fronteggiare la crisi. Un ulteriore passaggio potrebbe essere quello di ripensare una rivalutazione straordinaria come quella avvenuta del 2008, la famosa 185, con la quale sono state effettuate rivalutazioni civilistiche: avere la possibilità di iscrivere maggiori valori normali, di mercato, di presumibile realizzo, valori all’attivo che possano essere stati sottovalorizzati per effetto delle procedure di ammortamento. Tale riserva di rivalutazione, sebbene non fiscalmente affiancata, potrebbe consentire di fronteggiare le perdite, per coprirle e rimettere in equilibrio le aziende, sebbene con manovra di tipo tecnico e senza effettivo aiuto. Sarebbe proficuo defiscalizzare il lavoro, rendere possibile alle imprese un costo del lavoro molto vicino agli importi direttamente erogati ai lavoratori dipendenti, eliminando i carichi fiscali e previdenziali che penalizzano gli equilibri economici e finanziari. Ovviamente si tratta di politiche invasive nel bilancio dello Stato. L’ideale sarebbe pianificare gli interventi in modo che tutti i paesi dell’Unione Europea possano farsi carico di una parte degli oneri imprevisti, dove vi sia bisogno, focalizzando non il grado di sviluppo del territorio, ma il grado d’incisività della diffusione del virus che ha colpito i Paesi in maniera oggettivamente differente. Sarebbe importante alleggerire i conti economici e i carichi tributari delle aziende e dei dipendenti, per dare un polmone, tranquillità finanziaria alle aziende ed evitando problematiche di continuità aziendale, con inevitabili ripercussioni sul gettito. Forse sarà necessario prorogare l’introduzione degli indici rivelatori dello stato di crisi delle imprese, già prorogati al 2020, e garantire un rilancio per consentire alle aziende di fronteggiare la situazione di bilancio con relativa serenità.



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