
Pubblicato lo scorso luglio, è stato presentato presso la Sala Studium dell’Università del Salento il XXI Rapporto Inps alla presenza del Presidente Nazionale Pasquale Tridico. Ha concluso i lavori Guglielmo Forges Davanzati, docente di Economia Politica presso l’ateneo leccese.
Presenza importante quella di Tridico che oltre ad essere il presidente di Inps è anche ordinario di Politica Economica e professore di Economia del Lavoro presso il Dipartimento di Economia dell’Università Roma Tre, dove è anche direttore del centro di ricerca di eccellenza Jean Monnet Labour, Welfare and Social Rights.
Un’ analisi di prosepttiva sociale quella presente nel XXI Rapporto dell’Inps, in cui dopo il tragico impatto della pandemia sulla società e sull’economia italiane si ravvisano i primi segnali di ripresa o quanto meno di ottimismo. Un rapporto che difende le iniziative dello Stato (“universali e tempestive”) e che testimonia la riuscita degli interventi governativi che hanno così evitato che l’impatto sulla riduzione dei redditi, proprio a causa della crisi pandemica, fosse maggiore del 55%.
‘Il 2021 ci ha accompagnato – si legge nell’introduzione al XXI Rapporto Inps – verso quella che auspichiamo essere la conclusione del periodo emergenziale indotto dalla pandemia. Vari sono gli elementi di novità che hanno caratterizzato questa crisi, tra i quali è utile richiamarne almeno due. Il primo è che si è trattato di uno shock negativo, inatteso e generalizzato. A differenza di altre crisi, ci siamo trovati esposti a rischi che non erano facili da quantificare, per i quali le risposte sia sul piano sanitario sia su quello economico non erano scontate. Il secondo elemento è che, in questo contesto emergenziale, l’intervento dello Stato ha dimostrato tutta la sua importanza nella distribuzione del rischio, nella difesa della coesione sociale e nella protezione dei più deboli. Due sono stati i principi di fondo: il principio universalistico, secondo il quale tutte le diverse categorie di cittadini dovevano ricevere sostegno dallo Stato, e il principio della tempestività, secondo il quale la risposta andava attivata in tempi brevissimi e modalità semplificate’.
Ovviamente nel corso dell’incontro si è discusso anche di reddito di cittadinanza. L’evidenza empirica mostra che nel 2019 solo il 30% dei fruitori del provvedimento risulta abile al lavoro, avendo avuto almeno un’esperienza lavorativa nei tre anni precedenti. Altro tema di grande attualità affrontato è stato quello delle dimissioni volontarie: molte analisi si sono soffermate sulle ragioni sociologiche o psicologiche della cosiddetta Great Resignation, ovvero del rifiuto del lavoro soprattutto da parte dei giovani. L’evidenza presentata nel Rapporto mostra però che, nel caso italiano, questa diagnosi è più complessa della vulgata che se fa, dal momento che il tasso di ricollocazione nel mercato del lavoro resta alto e tendenzialmente superiore al 60%.
Si è discusso, inoltre, di altre questioni approfondite nel XXI Rapporto Inps, dalle pensioni all’occupazione femminile alle diseguaglianze.
Federaziende ha partecipato all’evento con il Presidente Nazionale Simona De Lumè.