Parabita, la roulette del diritto. Il Consiglio di Stato ribalta il Tar: gli eletti a casa, in Comune torna il Commissario

Nella pubblicazione della motivazione emessa dal Consiglio di Stato viene anche giustificata la tardività dell’impugnazione della sentenza di primo grado. L’Avvocatura Generale dello Stato ha dimostrato, infatti, un deficit di funzionamento del sistema di lettura delle Pec in arrivo.

Non c’è pace nel Municipio di Parabita! L’Amministrazione Cacciapaglia, che era tornata in sella dopo la sentenza del Tar che annullava lo scioglimento del Consiglio Comunale per infiltrazioni mafiose, dovrà farsi da parte e lasciare nuovamente il posto ad un Commissario.

Nelle scorse ore, infatti, la Terza Sezione del Consiglio di Stato – con una ordinanza appena pubblicata – ha accolto l’istanza di sospensiva presente nel ricorso d’appello proposto dall’Avvocatura Generale dello Stato proprio contro quella sentenza del TAR Lazio che aveva fatto ritornare in sella gli amministratori disarcionati dal gravissimo provvedimento di scioglimento dell’assise consiliare.

“Solo con la sentenza di merito – dichiara l’Avv. Quinto che ha difeso, unitamente all’Avv. Ancora, gli amministratori del Comune di Parabita – potranno essere sciolti i nodi interpretativi posti dalla vicenda alquanto problematica dello scioglimento del Consiglio Comunale di Parabita. Ciò sia con riferimento alla tempestività del ricorso d’appello, che ai presupposti di fatto e di diritto posti a fondamento del provvedimento che ha inciso sulla rappresentatività democratica dell’Amministrazione Cacciapaglia”.

Di certo grande è la confusione che si è generata tra i cittadini non avvezzi ai tecnicismi del diritto. Tutti ricordano infatti il clima pesante che si respirò in città nel febbraio del 2017 quando l’allora Ministro dell’Interno Marco Minniti firmò il decreto di scioglimento del Consiglio Comunale di Parabita: troppo forte il sospetto del legame tra la criminalità locale  e la politica cittadina dopo l’arresto del vice-sindaco Giuseppe Provenzano con l’accusa pesante di concorso esterno in associazione mafiosa.

Colmi di soddisfazione erano però stati i toni del Sindaco Alfredo Cacciapaglia quando il Tar del Lazio nel marzo del 2018 aveva rigettato quel provvedimento e reintegrato la piena legittimità e funzionalità dell’assise consiliare. Il primo cittadino era tornato in sella ribadendo l’onorabilità del suo percorso politico.

Ma oggi, nuovamente, come nel gioco dell’oca si torna indietro. Il Consiglio di Stato accoglie cautelativamente il ricordo dell’Avvocatura e rimette in stand by l’Amministrazione. Le prossime puntate della vicenda forse riusciranno a far comprendere meglio che ne sarà di questa consiliatura e del voto dei cittadini.



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