La scomparsa di Berlusconi e la leggendaria ipocrisia degli italiani

Tantissimi stanno scrivendo parole al miele per l’ex Presidente del Consiglio, anche chi lo ha combattuto e criticato per anni. Sempre meglio del vergognoso odio sociale, fatto di offese e insulti

Ci sono i soliti poveracci, quelli che aspettano le notizie per sputare il veleno che da anni accumulano in corpo. Sentimenti di invidia e di disprezzo che valicano il confine della civiltà e profanano quello dell’umanità. I politici dividono e Berlusconi era quello che divideva di più, venerato dai suoi proseliti, perseguitato dai suoi avversari.

Silvio Berlusconi aveva la capacità di catalizzare l’attenzione, di attirare le luci nella notte, di calamitare sentimenti di odio e amore.

E tutto questo ci sta. Non ci stanno invece, quelle mai, le bassezze, le insinuazioni, le offese, i morsi velenosi dei serpenti, la solita vergogna a buon mercato che va in scena da quando internet ha dato diritto di parola a tutti, soprattutto a quelli che, incapaci di argomentare alcunché, possono solo lanciarsi in un concorso di parolacce e insulti. A questi poveracci un morto non può rispondere, e quindi le loro restano offese da circoscrivere nel campo della vigliaccheria.

Poi però ci sono i signori che si stanno spendendo in misericordie e salamelecchi, gli escursionisti dell’ipocrisia, quelli che vanno in gita quando muore qualcuno e non mancano mai di inchinarsi, proferire orazioni funebri, e abbandonarsi a gare olimpiche di smancerie. È la proverbiale ipocrisia italiana, quella che non conosce ferie, né pensione.

Berlusconi è stato consegnato alla Storia politica italiana e internazionale, la sua vita fatta di potere e denaro è finita, e la sua memoria non sa che farsene ormai di chi lo incensa o di chi gli augura l’inferno. Rimarrà il suo nome nei libri da studiare, ed era quello che voleva. Nessuno potrà impedirlo, soprattutto oggi, il giorno in cui l’agenda è tutta per lui.



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